Latte ovino e caprino, c’è la banca dati: ok a risoluzione del ‘deputato-pastore’

Il teatro della lotta dei pastori sul prezzo del latte, in attesa della prossima riunione del tavolo di filiera, si sposta in questi giorni a Roma. È lì, in Parlamento, e in commissione Agricoltura in particolare, che si sta giocando la partita delle norme. E in campo c’è un politico particolare, il deputato-pastore Luciano Cadeddu, eletto nel collegio di Oristano nelle fila del Movimento Cinquestelle. È lui che ha firmato la risoluzione, approvata ieri dalla commissione all’unanimità, che prevede la nascita di una banca dati della filiera.

Il documento approvato sarà inserito nel cosiddetto ‘decreto Emergenze’ – che contiene le misure per i tre temi caldi del latte ovino in Sardegna, dell’olio d’oliva in Puglia e degli agrumi in Sicilia – che a quanto si apprende potrebbe approdare già lunedì prossimo all’esame delle commissioni competenti di Montecitorio dopo essere tornato al Consiglio di ministri ieri  per l’inserimento di alcune misure per Genova.

Il documento approvato in commissione Agricoltura (leggi in basso il documento integrale) punta a rendere “più trasparente la filiera e consentire un accurato monitoraggio delle produzioni lattiero-casearie realizzate sul territorio nazionale”, si legge nel testo, prevedendo in particolare che “i primi acquirenti di latte crudo registrino mensilmente nella banca dati del Sistema informativo agricolo nazionale (Sian) i quantitativi di latte ovino e caprino consegnati dai singoli produttori nazionali; i quantitativi di latte ovino e caprino acquistati da soggetti produttori di latte e quelli acquistati da altri soggetti non produttori, situati in Paesi dell’Unione europea o Paesi terzi, nonché i quantitativi dei prodotti lattiero-caseari semilavorati provenienti da Paesi dell’Unione europea o Paesi terzi con indicazione del Paese di provenienza”.

Il deputato del M5s Luciano Cadeddu

“Da oggi il latte nazionale e quello importato avranno due ‘etichette’ chiare, distinguibili e tracciate. Per gli allevatori non c’è alcun obbligo – spiega a Sardinia Post Cadeddu, primo firmatario della risoluzione condivisa da tutte le altre forze politiche – ma rispetto al passato potranno verificare e avere i dati aggiornati della filiera del latte ed essere parte attiva, consapevole e informata sulle produzioni del comparto lattiero-caseario”. Sono, dunque, le aziende che producono lavorati lattiero caseari contenenti latte ovino e caprino “a dover registrare mensilmente nella banca dati del Sian, per ogni unità produttiva, i quantitativi di ciascun prodotto fabbricato e ceduto e le relative giacenze di magazzino”.

“L’importanza di questo intervento è grande, oggi non è possibile conoscere le produzioni della filiera del latte, non sappiamo quanto latte produciamo, quanto di questo viene trasformato in Pecorino Romano o in altre produzioni, quanto latte esportiamo e quello che importiamo, questo perché sino ad oggi nessuno ha voluto istituire una banca dati della filiera del latte”, sottolinea il deputato-pastore. I dati in realtà esistono, ma sono forniti dal Consorzio del Pecorino Romano che è anche fonte delle elaborazioni che fa Ismea mercati, la rete di rilevazione più consultata. Dati che i pastori nelle loro assemblee hanno più volte sollecitato per avere un quadro non falsato della situazione dei conferimenti e delle produzioni.

“Nelle audizioni alla camera dove sono stati coinvolti tutti gli attori della filiera del latte, ognuno forniva dati diversi sulle produzioni, informazioni basate su stime e dati non certi e non verificabili, questo meccanismo ha dato ampio spazio alla speculazione soprattutto in un contesto dove i confini economici si sono estesi e dove tanti imprenditori nazionali hanno sfruttato l’occasione di aprire nuovi impianti di trasformare in paesi dove il costo del lavoro è più basso”.

In realtà le norme sulla trasparenza della filiera del latte sono già dettate da un regolamento europeo (1308 del 2013) ma in Italia ne era stata recepita solo la parte riguardante il latte vaccino. “La tracciabilità è solo un primo passo, i prossimi obiettivi saranno la programmazione della filiera e lo sviluppo tecnologico – annuncia Cadeddu -. Per essere competitivi è necessario spingere il più possibile affinché gli allevatori possano modernizzare i loro impianti ormai fermi da decenni. Sarà necessario un impegno comune dove la coesione tra gli allevatori diventerà fondamentale per il successo di tutte le iniziative di crescita della categoria”.

La battaglia del latte portata avanti dai pastori sardi per Cadeddu è sacrosanta, ma qualche critica arriva sul verbale di accordo condiviso a Sassari sui 74 centesimi, non tanto e solo per il prezzo, “era difficile riuscire a spuntare l’euro al litro”, quanto sulla griglia di prezzi ancorata al Pecorino Romano, “si dovrebbe allargare a tutte le altre Dop sarde”. Per Cadeddu è necessario “puntare sulla diversificazione, invertendo la rotta, seguendo i consumi, coinvolgendo di più la grande distribuzione e le tendenze e spingendo le aziende a innovare e creare sviluppo”.

Marzia Piga

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