Latte, il prezzo è fermo a 60 centesimi. La trattativa riprende dopo le Europee

Nei giorni in cui la vertenza dei pastori torna prepotente sulla scena mediatica, per il silenzio della politica denunciato dai pastori e per l’arrivo dei provvedimenti giudiziari nei confronti di un centinaio di loro, arriva la convocazione al tavolo ministeriale, la cui ultima riunione risale ormai ai primi di marzo scorso. A darne notizia sono gli stessi allevatori, che hanno diffuso, per bocca del portavoce del movimento spontaneo, Gianuario Falchi, la chiamata alle armi, bianche.

“Siamo stati convocati ai tavoli ministeriali presso la Prefettura di Sassari per il 28 maggio 2019”, si legge sulla pagina Facebook ‘Pastori di Sardegna’. L’appuntamento, di cui ancora non si conoscono i dettagli, è fissato per due giorni dopo le elezioni del Parlamento europeo. Al tavolo, oltre alla nuova titolare della prefettura di Sassari, Maria Luisa D’Alessandro che ha preso il posto di Giuseppe Marani ora in pensione, si attende anche un rappresentante del Governo (agli scorsi incontri aveva partecipato il capo di gabinetto del ministero delle Politiche agricole, Luigi Fiorentini).

La storia dei tavoli – regionali, ministeriali e di filiera – nell’ultima vertenza dei pastori, quella di febbraio scorso, è fatta di aspettative, promesse, fumate nere e accordi più o meno rispettati. Uno dei nodi in questo tavolo è il piano di ritiri delle eccedenze di Pecorino romano, il ‘casus belli’ che aveva fatto precipitare il prezzo del latte pagato ai pastori. Piano di ritiri che nonostante i cinquanta milioni messi sul piatto da Governo e Regione e certificato nel verbale di accordo dell’8 marzo (quello in cui il prezzo del latte era stato fissato a 74 centesimi al litro), non è ancora stato attuato.

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Era il 19 febbraio, in piena fase di proteste, quando il ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio aveva annunciato “l’ok dell’Europa al nostro piano e questo renderà più facile la gestione dell’emergenza e la riorganizzazione della filiera”, dopo la riunione con il commissario europeo Phil Hogan. Sul piano di ritiri del Pecorino, il ministro aveva ottenuto la rassicurazione che non si tratta di aiuto di Stato.

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Dai tavoli regionali, che si erano conclusi con un nulla di fatto, la trattativa si era spostata a Roma (21 febbraio), poi di nuovo in Sardegna, a Sassari, con il primo incontro tecnico convocato in Prefettura: al centro del confronto prezzo e mercato dei pecorini (26 febbraio). L’8 marzo la riunione decisiva, sempre a Sassari, dove era stato firmato l’accordo sull’aumento da 60 a 74 centesimi al litro ed erano stati fissati i criteri per il ritiro delle eccedenze e concordata la griglia per avvicinare il prezzo del latte a un euro ancorandolo al valore del Pecorino romano. Dopo l’8 marzo solo un altro tavolo (il 15), che avrebbe dovuto dare il via a una serie di incontri che mettessero insieme, oltre ad allevatori e istituzioni, anche gli altri attori della filiera, come i trasformatori e soprattutto la grande distribuzione organizzata.

Il verbale di accordo prevedeva che il prezzo da corrispondere per il mese di febbraio sarebbe stato di 72 centesimi e da marzo fino a fine campagna 74 centesimi per il 2019. Molte cooperative nel mese di marzo hanno pagato il latte ai propri pastori 70 centesimi, alcuni industriali 74. Oggi il prezzo del latte sul mercato Sardegna – dati Ismea al 10 maggio – è dato a 72 centesimi al litro,  A novembre verrà calcolato il conguaglio sulla base dei prezzi medi ponderati del Pecorino Romano della Borsa di Milano per il periodo tra il mese di novembre 2018 e ottobre 2019.

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Ora la convocazione, a due mesi esatti: ma si dovrà attendere il risultato delle urne. Intanto i pastori devono fare i conti con i guai giudiziari dopo il mese di proteste, sversamento di latte nelle strade e assalti alle autocisterne.

Mar.Pi.

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