Ikea, nel nuovo centro di Cagliari previsti 200 posti di lavoro

Il colosso low-cost scandinavo, 345 centri in oltre 40 nazioni, è sempre più determinato nella scelta della Sardegna come nuovo punto vendita. Del resto è proprio in Italia che Ikea ottiene il 70 per cento del suo fatturato. Cagliari, ma anche Catania le prossime aree di apertura. Il responsabile delle relazioni esterne Di Bussolo, in occasione dell’inaugurazione lo scorso 5 marzo a Pisa del nuovo store, ha infatti affermato: ”Puntiamo ad aprire in Italia poiché ci sono molte aree da coprire. Si prospettano segnali di ripresa per la situazione italiana anche se ora il momento non è florido. Tuttavia, apriremo nuovi punti vendita: a Catania e in Sardegna, dove ancora non siamo presenti”.
La città di Cagliari entra dunque ufficialmente nella lista dei centri di nuova apertura, un’operazione che porterà sicuramente un grosso beneficio a tutta la regione sarda nonchè l’offerta di molti posti di lavoro (circa duecento i lavoratori che saranno impiegati). Ancora incerta la posizione dove sorgerà il centro: sfumata la possibilità dell’Auchan di Pirri, si cerca un terreno nell’hinterland dove sarebbero state avviate delle trattative tra Elmas e Sestu.
Il numero di risorse da prendere in considerazione sarà variabile in funzione della dimensione e delle esigenze di risorse umane per tutte le aree: si va dagli addetti vendita al magazzino, al personale per il ristoro, agli operatori di cassa, ai responsabili di negozio.
Per candidarsi, e anticipare il fiume di domande che presto arriveranno negli uffici, è bene collegarsi sin da adesso sul sito web dell’Ikea,  e caricare il proprio curriculum nella pagina relativa alle opportunità lavorative (https://www.ikea.com/ms/it_IT/this-is-ikea/available-jobs/index.html).
Nell’incontro coi giornalisti del 5 marzo scorso, Di Bussolo ha infine fatto riferimento alle difficoltà incontrate nell’apertura di nuovi store: “Costruiamo centri con superfici di vendita superiori ai 10 mila metri quadri, per questo abbiamo bisogno di due autorizzazioni diverse dagli enti locali: quella del Comune per costruire e quella regionale per la licenza commerciale. Ciò può rallentare le nostre previsioni, ma i nostri progetti restano tutti validi”.
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