Igea, linea dura dei lavoratori: “Stop ai servizi, niente più acqua a Iglesias”

Sarà lotta a oltranza per i lavoratori Igea che oggi, nell’assemblea generale convocata dai sindacati, non hanno nascosto di essere “stanchi, delusi e arrabbiati”. I 242 dipendenti della spa si sono ritrovati alle 8,30 nella sala mensa di Campo Pisano e hanno deciso di rispondere col massimo della durezza alla posizione dell’assessorato all’Industria. La Regione vuole cambiare l’assetto della società che, attualmente, è in house, quindi fornisce i servizi di bonifica e messa in sicurezza delle aree minerarie dismesse con appalti diretti.

Nella sala mensa non c’è più voglia di scherzare. All’inizio dell’assemblea, un operaio, con le lacrime agli occhi, ha interrotto un delegato sindacale e, urlando, ha fatto sapere di aver ricevuto sfratto esecutivo dalla propria abitazione, per morosità. L’uomo è sposato con due figli. Ma il problema economico riguarda tutti i lavoratori dell’Igea, preoccupati per il futuro incerto.

La situazione è gravissima – ha esordito Ugo Cocco, della rsu Cisl -: ma non sempre chi urla di più sta peggio degli altri. Siamo tutti nella stessa situazione. L’Igea è in liquidazione, inoltre c’è anche un concordato preventivo. Insomma il fallimento è dietro l’angolo. Ad oggi l’Igea non ha strumenti finanziari attivi, ossia le convenzioni in essere sono tutte in scadenza e non ci sono altre commesse. Questo comporta, senza possibilità di nuovi lavori, un ulteriore indebitamento che ha già raggiunto la cifra di circa 2 milioni di euro. Sono state utilizzate, fino ad oggi – aggiunge il sindacalista – tutte le risorse disponibili, perfino il nostro fondo sociale dei lavoratori (Fai) si è volatilizzato. Tutto ciò vuol dire che si sta indebitando anche la Regione”.

Rimarca il concetto Sandro Caria, rsu Uil: “L’assessore Piras, senza tanti preamboli, ci ha comunicato che l’Igea come società in house non è più perseguibile”. Insomma, una situazione esplosiva, aggravata dalle cinque mensilità arretrate che hanno già messo in ginocchio lavroatori e famiglie. Non sono mancate, naturalmente, le accuse, tutte da dimostrare, nei confronti della Regione che potrebbe affidare la manutenzione dei siti minerari alla Geoparco. Ma in assemblea viene anche sottolineata la distinzione tra Ati Ifras e Igea: la prima si occupa di bonifiche, mentre la seconda gestisce i servizi pubblici e la messa in sicurezza. Si tratta quindi di due campi ben distinti.

I lavoratori hanno poi rilanciato l’idea di creare la nuova agenzia regionale Arbam, voluta dal centrodestrra di Ugo Cappellacci e cassata dal Governo nazionale perché il personale non può essere traghettato in automatico nel nuovo ente, ma c’è l’obbligo di bandire un concorso pubblico. Una lavoratrice ha ricordato che “ il governatore Pigliaru, in campagna elettorale, dichiarò che una sola società si sarebbe occupata delle bonifiche minerarie. Che fine hanno fatto quelle promesse? chiede.

Mario Crò, segretario della Uiltec, ha chiesto di “fare maggiore chiarezza”, parlando anche a nome delle altgre sigle sindacali. “Il sospetto, fondato, è che da parte della Regione ci sia già un piano preordinato per la privatizzazione delle competenze che oggi sono dell’Igea, ecco perché si sta smembrando tutto. Ne è un esempio l’archivio storico minerario. Noi, invece, diciamo che l’Igea deve rimanere pubblica, per il fatto che le sue competenze abbracciano servizi pubblici e sicurezza dei siti e si tratta di funzioni che non possono essere demandate ai privati. Per tutto questo la Regione ha l’obbligo di intervenire in modo definitivo”.

Tra i compiti di Igea c’è anche l‘approvvigionamento idrico di Iglesias, oltre che la gestione dell’impianto di trattamento acque di Masua, da dove, come precisa il responsabile del settore Martino Dessì, filtra il percolato. E anche su questi aspetti andrà fatta luce quanto prima, è la richiesta di sindacati e lavoratori.

L’assemblea si chiude è chiusa dopo due ore con la decisione dello sciopero generale a oltranza. “Questo significa – osserva Crò – che ci saranno grosse ripercussioni nell’erogazione dei servizi. Primo fra tutti il rischio che a Iglesias i rubinetti restino a secco“.

Carlo Martinelli

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