Casa editrice o società immobiliare? L’allarme dei giornalisti de L’Unione sarda

Unione sarda editoriale o Unione sarda “immobiliare”? E’ questo in sintesi il quesito posto in un duro comunicato dell’assemblea dei giornalisti del quotidiano di Cagliari, di proprietà di Sergio Zuncheddu,  che ieri è stato illustrato in una conferenza stampa nella sede della Fnsi.

“Noi pensiamo – scrivono i giornalisti dell‘Unione – che servano investimenti sul prodotto giornalistico. Invece continuiamo a vedere solo quelli di altro tipo, anzitutto immobiliari. Come il leasing (da circa 30 milioni) per la sede di piazza L’Unione Sarda. O il caso della sede di Olbia: acquistata nel 2011 per circa 1,3 milioni di euro, adesso ci lavorano solo tre giornalisti dell’Unione Sarda, essendo stata smantellata l’edizione locale”.
“Il bilancio del giornale – si legge ancora nel comunicato – si è accollato anche l’acquisto, per oltre 2,3 milioni, di parcheggi della sede di Santa Gilla (per i quali comunque i dipendenti pagano una quota mensile, seppur contenuta), e – per circa 1 milione – di impianti per il planetario e le sale annesse, non funzionali all’attività editoriale. In questo quadro, preoccupano le voci di un nuovo trasferimento della sede dell’Unione Sarda dall’edificio di piazza L’Unione Sarda”.
A fronte di questi impegni economici – e di un credito di oltre 22 milioni di euro, secondo il bilancio 2011, l’ultimo disponibile, nei confronti della controllante Unione Editoriale spa, “con fideiussioni per svariati milioni nei confronti di Videolina, Pbm e ancora Unione Editoriale” – la redazione patisce tagli dell’organico (“Rispetto a sei mesi fa, stiamo facendo il giornale con 15 colleghi in meno”) che obbligano a “scelte dolorose” come l’allentamento della copertura delle partite del Cagliari, “uno dei tradizionali punti di forza del giornale”.

I giornalisti inoltre lamentano l’assenza di un progetto per reagire alla generale crisi dell’editoria. In proposito nel comunicato si legge: “Abbiamo visto aprire e chiudere, in 18 mesi, una redazione romana che inizialmente aveva una dotazione di quattro giornalisti. Si è deciso di puntare sull’edizione di Olbia, salvo ora ridimensionarla drasticamente nonostante i buoni risultati in termini di copie. Non è chiaro quale presenza l’Unione Sarda intenda garantire a Sassari, seconda città dell’Isola. Su Cagliari e Quartu si è voluto dare spazio ai quartieri, per poi rimangiarsi anche questo esperimento. E così via, in un vortice di scelte contraddittorie: come quelle relative al sito web, su cui si dice di voler puntare ma dal quale si taglia fuori la redazione del giornale. Oggi unionesarda.it è curato da pochi redattori assunti, quasi tutti con contratti a tempo determinato, da una società (Vaitel) distinta da Unione Sarda spa: il loro notevole impegno sarebbe sicuramente valorizzato da un’interazione con i redattori del giornale. Cosa che il Cdr ha sempre proposto, anche con suggerimenti concreti: altro che rifiutato, come sostiene l’Azienda”.

Le relazioni sindacali sono pessime. Come si ricorderà lo scorso dicembre la redazione de l’Unione sarda scese in sciopero perché l’azienda inviò ai membri del comitato di redazione una lettera nella quale minacciava azioni legali nei confronti dei singoli membri dell’organismo sindacale. La cosa fu poi minimizzata e la lettera ridotta a un “invito” ad avere un atteggiamento rispettoso nei confronti della testata. Ma non era finita.

“Sollecitata dal legale del Cdr a chiarire le sue intenzioni – si legge infatti nella nota – l’azienda ha di recente confermato la possibilità di agire legalmente contro il Cdr, colpevole, a suo dire, di un calo nella vendita delle copie a causa dei comunicati sindacali”. Ma, affermano i giornalisti, “Se calo di copie c’è stato, le cause sono ben altre e riteniamo penoso il tentativo di addossarne la responsabilità al legittimo esercizio dell’attività sindacale. L’assemblea dei giornalisti, oggi come a dicembre, conferma la totale fiducia ai componenti del Cdr, condivide e fa proprie le sue iniziative, compresi i comunicati, e lo ringrazia pubblicamente per l’impegno in difesa degli interessi della redazione, nella tutela della qualità del lavoro giornalistico, premessa indispensabile per garantire il miglior futuro all’azienda”.

“Anziché paventare danni patrimoniali per le iniziative sindacali del Cdr (che anzi, con grande senso di responsabilità, ha proclamato finora solo uno dei cinque giorni di sciopero votati dall’assemblea dei redattori a ottobre) – così si conclude la nota – crediamo che l’Unione Sarda possa difendere il suo patrimonio – che come si vede è consistente – non tagliando collaborazioni giornalistiche da poche migliaia di euro o contratti poco onerosi, ma puntando su ciò che ha sempre fatto meglio: l’informazione di qualità.

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