Alcoa, per la ‘cessione’ entra in ballo Invitalia: le rassicurazioni del ministro

Procede a tappe serrate l’iter tracciato dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda per salvare dallo smantellamento la fabbrica Alcoa di Portovesme, annunciato dalla stessa multinazionale. È lo stesso Calenda a darne conferma, in modo poco ortodosso ma molto efficace, attraverso un messaggio su Twitter. “Venerdì è arrivata la lettera di Alcoa. Lunedì mattina ho incontro con avvocati per verificarne i termini”: questo il sintetico messaggio che il ministro ha scritto in risposta a un lavoratore ex Alcoa che chiedeva lumi sulla vicenda. La lettera a cui fa riferimento è la bozza del contratto con cui Alcoa dovrebbe accettare la proposta del Governo italiano che prevede che la gestione delle trattative passi in capo a Invitalia, l’agenzia governativa che si occupa di sviluppo e investimenti.

La formalizzazione di questo accordo è un passaggio fondamentale nella salvaguardia dello stabilimento di alluminio sardo. La sostanziale situazione di impasse che si è venuta a creare durante l’estate aveva indotto l’Alcoa ad adottare un atteggiamento di chiusura verso qualunque trattativa. Di riflesso, anche l’unico soggetto interessato, la multinazionale svizzera Glencore, non ha più dato sue notizie in merito all’acquisizione dello stabilimento, non rispondendo neppure alla proposta formulata dal ministro Calenda all’amministratore delegato della società. Successivamente il ministro dello Sviluppo economico ha formulato all’Alcoa una proposta per evitare lo smontaggio degli impianti.

I termini dell’accordo. Si tratta di un’importante assunzione di responsabilità da parte del Governo italiano. In buona sostanza l’accordo prevede l’intervento di Invitalia con una funzione di “filtro”. Un presupposto richiesto espressamente da Alcoa per evitare di mantenere delle responsabilità nel caso l’acquisizione da parte del nuovo soggetto non vada a buon fine entro i primi tre anni dalla cessione. Invitalia diventerebbe il gestore delle trattative di cessione con gli investitori interessati, togliendo quest’incombenza all’Alcoa, che quindi non avrebbe più voce in capitolo. Se al termine del periodo concordato, ancora da quantificare, non si dovesse giungere a una cessione, Invitalia si farà carico dello smantellamento “previo riconoscimento da parte di Alcoa delle somme necessarie a questa operazione”. Restano in capo alla multinazionale americana invece gli obblighi relativi alle bonifiche e al risanamento ambientale del sito industriale. Per oggi è previsto l’esame tecnico della proposta di contratto tra Alcoa e Invitalia da parte dello staff legale del Ministero dello Sviluppo. Una situazione, quella attuale, che ha radicalmente mutato le condizioni iniziali di questa difficile vertenza. Sia per le vantaggiose condizioni riguardo le tariffe elettriche, fra le più basse in assoluto, sia per la “garanzia” che viene offerta agli investitori interessati dall’intervento di Invitalia, ossia del Governo italiano. Entro la fine del mese, se non ci saranno complicazioni, con la firma dell’accordo Alcoa-Invitalia, dovrebbero partire le due diligence, ossia la verifica dei dati di bilancio e patrimoniali da parte degli investitori che formalizzeranno interesse. È notizia di questi giorni che la svizzera Sider Alloys ha già depositato la sua manifestazione d’interesse. Indiscrezioni di fonte sindacale fanno sapere che fra i vari soggetti interessati anche la stessa Glencore, che si pensava fuori dai giochi, stia ancora valutando l’acquisizione dello smelter. È ancora atteso, invece, il decreto del Ministero del Lavoro che, nell’ambito del riconoscimento dello status di “Area di crisi complessa” del Sulcis, firmato dal ministro Carlo Calenda il 13 settembre, dovrebbe prorogare gli ammortizzatori sociali a quei lavoratori che nel corso del 2016 hanno perso il sussidio economico e per il 2017 per quelli che invece lo perderanno dal primo gennaio del prossimo anno. Tra operai ex Alcoa diretti e appalti, ex ILA e appalti Eurallumina, sono circa un migliaio i lavoratori interessati rimasti senza alcuna copertura. Mille famiglie in condizioni di estremo disagio economico.

Carlo Martinelli

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