Alcoa, i tre sindacalisti scendono dal silos dopo l’impegno formale di Renzi

Sono saliti lunedì mattina, prima dell’alba, su un silo che conteneva carbone all’interno dello stabilimento Alcoa di Portovesme, a 60 metri d’altezza, per protestare contro “una classe politica che non risolve le vertenze per il lavoro”. Con questo gesto estremo tre segretari territoriali metalmeccanici del Sulcis Iglesiente, Daniela Piras (Uilm) Rino Barca (FimCisl) e Roberto Forresu (Fiom Cgil) hanno cercato di imprimere una svolta alla vertenza dell’Alcoa, unica fabbrica italiana di alluminio primario, che si trascina ormai da novembre del 2012. La loro azione di protesta sembra aver sortito qualche effetto. Questa mattina infatti, intorno alle 12, i tre segretari, dopo essersi consultati con i lavoratori, hanno deciso di interrompere la protesta e di abbandonare il loro rifugio di fortuna.

La decisione è conseguente all’incontro di ieri tra il Governatore Francesco Pigliaru, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi e il sottosegretario alla Presidenza Claudio De Vincenti. Durante l’incontro, si apprende, il Governo avrebbe ribadito l’impegno per mantenere aperte le prospettive di ripresa del sito e le misure predisposte per il contenimento del costo dell’energia per lo smelter di Portovesme, nel rispetto delle normative italiane ed europee. La notizia, immediatamente rimbalzata a Portovesme, ha portato la RSU a convocare per questa mattina un assemblea generale davanti alla fabbrica di tutti i lavoratori diretti e degli appalti.

Alla luce degli impegni assunti da Renzi, i lavoratori hanno chiesto ai loro segretari di interrompere la protesta. Richiesta accolta, con una puntualizzazione: “La battaglia per la riapertura della fabbrica non è finita”. “Siamo pronti a nuove azioni, anche forti”, hanno detto i sindacalisti, “se entro breve tempo non vedremo impegni precisi da parte del Governo”. Apprezzato in particolare “l’impegno di Pigliaru: un pressing verso il Governo nazionale che non si vedeva da tempo”. 
La multinazionale svizzera Glencore, interessata all’acquisizione dello smelter di Portovesme, ora ha un interlocutore istituzionale che potrà fornire le necessarie garanzie, compatibilmente con le direttive europee, in tema di tariffe energetiche.

Il riavvio dello stabilimento, hanno evidenziato i sindacalisti, deve avvenire inoltre nel più breve tempo possibile perché lo stato degli impianti non permette ulteriori rinvii temporali.
Resta da vedere, ora, se il Premier sarà in grado di confezionare un pacchetto di misure energetiche che possano soddisfare le richieste di una multinazionale, o altri investitori interessati, in grado di rimettere sul mercato uno stabilimento fortemente energivoro e in grado di produrre 150 mila tonnellate all’anno di alluminio.

Carlo Martinelli

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