Nuoro, Museo del Costume: riapre la Sala del Carnevale

“A Firenze hanno gli Uffizi, a Roma il Pantheon. Evidentemente era fondamentale, per Nuoro e per la Sardegna, la riapertura della Sala del Carnevale tradizionale, per soprammercato in un Museo così strategico come quello del Costume di Nuoro. Il Carnevale è l’Università della tradizione popolare: è durante il carnevale che si vede una cultura nel suo insieme: quella materiale, quella legata al ballo, alla poesia, alla gastronomia.  Il carnevale è il culmine della tradizione popolare e la sua messa in atto è già una forma museale vivente, la rappresentazione dell’identità del popolo e del suo stare al mondo. Una radice”. A margine della prima giornata del convegno di studi sul Carnevale nel mondo contemporaneo, a Nuoro (domenica 17 giugno a Mamoiada la seconda giornata) Giovanni Kezich, direttore del Museo degli usi e costumi della gente trentina, spiega quanto sia importante per l’Isola la riapertura della sala dedicata alle maschere. “Del resto anche la Deledda partì da lì, nei suoi primi racconti: l’identità è una fonte da cui dobbiamo necessariamente passare per abbeverarci”.

Il carnevale come termometro sociale è invece l’analisi della relazione di Paolo Piquereddu, già direttore generale dell’Isre. “Che senso hanno i riti di fecondazione della società tradizionale nel mondo contemporaneo?” si domanda Piquereddu. “Forse servono da ammonimento: dicono che nel mondo agricolo e pastorale esisteva un rapporto di rispetto e di timore nei confronti della natura. Non si conoscevano i meccanismi e i cicli della vita, è vero, e i riti erano probabilmente solo la ricerca di un dialogo con l’insondabile. Ma da quel mondo oggi possiamo riprendere la cura: l’atteggiamento di rispetto e di timore nei confronti della vita, per tutelare il nostro ambiente”. Negli interventi di Maria Margherita Satta, dell’Università degli studi di Sassari, e di Sebastiano Mannia, lulese, professore dell’Università degli studi di Palermo, un analisi più specifica, in chiave sarda, dell’identità del carnevale, mentre sullo schermo scorrono alcune immagini tra le più significative della “più grande festa multietnica di strada che l’uomo abbia mai saputo organizzare, da Acireale a Nizza, da Putignano a Viareggio per arrivare all’antichissimo carnevale di Verona”. Al termine del convegno, si aprono le porte del Museo del Costume, per l’inaugurazione della Sala delle maschere del carnevale tradizionale. Entusiasta il pubblico presente. Anna Rita Punzo di San Vero Milis è venuta appositamente per vedere “ammirare questo gioiello. E’ una sala ricca di pathos” dice, dove si alternano magicamente luci e ombre, silenzi e musiche di sottofondo. Sembra di entrare in un luogo sacro”, conclude, lei che di mestiere è antropologia d’immagine e la curatrice museale.

Grazia Brocca di Nuoro fa parte dell’Associazione culturale Marranu, e lavora sui temi della valorizzazione culturale. “Naturalmente conosco il museo, a maggior ragione apprezzo questo lavoro di armonia e accoglienza. E’ un tuffo nel passato fatto con un passo nuovo: quello della consapevolezza. Ringrazio l’Isre per aver dato al pubblico la possibilità di condividere studi e lavori altrimenti non accessibili a tutti”. Nicolò Columbano lavora con il Teatro Eliseo. “Io mi occupo di teatro e di maschere” dice, “come strumenti di lavoro. Mi ha colpito soprattutto la disposizione della sala, funzionale e di facile lettura. Prima impressione? Spazialmente accogliente”. Angelo Mazza a Nuoro è invece un formatore professionale. Insegna ai ragazzi a crescere. “Nella vita frenetica di oggi” dice “non ci soffermiamo mai sul presente, credo pertanto che questa sala possa fornire strumenti nuovi per scoprire chi stiamo, ed essere come stimolo per i più giovani a cercare domande di senso e risposte adeguate”. Il presidente dell’Isre Giuseppe Matteo Parisi esprime “grande soddisfazione” per la riapertura dell’ala museale, “primo esempio di recupero della tradizione, dal momento che una sala delle maschere esisteva già nel 1983”. “E’ un successo dell’Istituto che porta a casa un risultato eccezionale nonostante le risorse economiche limitate. Per questo sono grato a tutto lo staff dell’Ente: questo è un successo delle nostre risorse umane”. Chiude Franca Rosa Contu, Responsabile del settore Musei dell’Isre di Nuoro. “La riapertura della Sala delle maschere tradizionali è un sogno che non abbiamo mai smesso di coltivare. Siamo felici che sia potuta rinascere in questo modo: migliorata, incrementata nella qualità, ricca di pathos”.

 

 

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