Non solo Rouhani: quando il bronzetto nuragico mise le mutande

La storia delle statue romane ‘inscatolate’ davanti al premier iraniano ha fatto il giro del mondo: tutti i quotidiani internazionali oggi parlano delle sculture dei Musei Capitolini nascoste da pannelli in legno per evitare l’imbarazzo del presidente Hassan Rouhani, in visita in Italia nei giorni scorsi.

Un eccesso di zelo nel cerimoniale, certamente, davanti a un personaggio che a quanto pare si tiene in grande considerazione. Due giorni dopo il fatto però non si sa ancora chi abbia dato l’ok alla censura sui nudi: la Soprintendenza dice di non saperne nulla, il Ministero idem, il Governo pure. E dunque chi ha coperto le statue?

In attesa di scoprirlo ricordiamo  che anche la Sardegna fu teatro di un episodio simile, tanti anni fa. La storia è raccontata da Marcello Madau, archeologo sassarese, in un articolo pubblicato tre anni fa sul quotidiano La Nuova Sardegna e riportato sul blog Zeroconsensus. Dietro il fatto non c’erano di sicuro rigidi protocolli diplomatici ma anche in questo caso la nudità artistica fu motivo di imbarazzo.

Erano gli inizi del Novecento, i primi studiosi che si interessavano di antichità sarde giravano l’Isola alla ricerca delle statuine in bronzo disseminate un po’ ovunque e specialmente vicino ai templi delle acque. Allora venivano ancora considerate opere d’arte ‘un po’ barbare’, come scriveva lo storico tedesco Johann Joachim Winckelmann, ma erano comunque già ritenute preziose testimonianze della nostra cultura nuragica.

Nelle campagne di Ittiri, vicino a Sassari, fu trovata la statuina di un musicista che suonava uno strumento a fiato del tutto simile alle launeddas. Era rappresentato seduto, le gambe unite, un cappello a calotta sulla testa, ed era nudo. Ma non solo: oltre alla nudità il suonatore di Ittiri sfoggiava un vistoso fallo eretto.  “Si racconta che il bronzetto – scrive Madau, che aveva sentito la storia da un ittirese – fu nascosto in casa da una pia donnina e rivestito con un apposito slip prima dell’arrivo del parroco, opportunamente avvertito: ‘Caminade a bennere proitte appo agattadu unu santuzzu maleducadu‘ (Venite in fretta, ché ho trovato un santino maleducato). Non è da escludere che il piccolo slip creasse un effetto ancora più scandaloso”.

E così anche i Sardi hanno avuto a che fare nel loro passato con la maleducazione nell’arte. Proprio come gli antichi Greci e Romani.

Francesca Mulas

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