L’INTERVISTA. Loud Open Air a Cagliari: c’è la dj algherese Elisa Bee

Una discografia invidiabile, tantissime collaborazioni prestigiose, serate in giro per l’Italia, persino un programma radio tutto per sé: a soli 30 anni Elisa Bee, dj e producer algherese, ha già un curriculum di tutto rispetto nel panorama nazionale del dancefloor. La sua ultima creatura in studio si chiama ‘Found & Lost’, Ep uscito nel luglio 2014 in free download a cui è seguito ‘Experimental Session’ per l’etichetta italia Doner Music, nel frattempo Elisa ha dato vita a singoli come ‘Blush’ in collaborazione con Sir Bob Cornelius Rifo aka The Bloody Beetroots e ‘Pistolero’ prodotta insieme al rapper italiano Mudimbi.

Tra un disco e l’altro si è laureata in architettura ad Alghero, ha lasciato l’isola per Milano, è andata in onda su Radio 2 ‘con il programma ‘Babylon’, è stata mente e resident dj della serata ‘Beelicious’. La sua ultima apparizione è all’interno dell’evento milanese ‘Wired Next Fest’.
Questa sera Elisa Bee sarà ospite speciale a Cagliari per la sesta edizione del festival Loud Open Air, organizzato all’Arena Grandi E enti di Sant’Elia dall’associazione Ready to celebrate!

Electro, hip hop, house, dub e reggae: la tua musica non rientra sotto un’etichetta precisa. Quante influenze ci sono in quello che fai?
Non mi interessa definirmi, voglio vivere la mia musica come espressione di quello che sono; che si tratti di mixare musica in un club o di creare in studio preferisco farmi trasportare dall’ispirazione piuttosto che decidere tutto prima. Per me fare musica è qualcosa di estremamente naturale, mi piace la libertà nell’espressione, non riuscirei a incanalarmi in un solo genere perché ascolto tantissime cose diverse. Attualmente, ad esempio, sto ascoltando un sacco di hip hop ed elettronica sperimentale. E musica jazz, una costante nella mia vita.

Jazz?
Si, l’ho sempre ascoltato. Da che ho memoria mi è sempre piaciuto ascoltare musica e cercare nuovi ascolti. Avevo appena tre anni quando usavo un microfono di mia madre per registrare i miei programmi radio sulle cassette. Ho studiato pianoforte per otto anni ma dopo un po’ ho realizzato che volevo sperimentare cose diverse. Ero comunque molto brava a scuola, ho fatto il liceo classico e poi ho preso una laurea in architettura, ad Alghero, ma mi sono accorta che non era quello che volevo fare. Sono contenta di aver studiato e orgogliosa di quello che ho fatto, anche se penso che se mi fossi trasferita prima a Milano dove ho iniziato il mio percorso musicale ora sarei più avanti con studi e conoscenze.

Hai comprato la tua prima console a 22 anni, oggi hai in curriculum due ep, tanti singoli, diverse collaborazioni. Stai ancora studiando musica?
Certo, si studia contiuamente e non si smette mai di imparare. Ultimamente sto collaborando con Sir Bob Cornelius Rifo, che suonerà con me a Cagliari questa sera: è un artista da cui ho tanto da imparare, lavorare con persone così è stimolante, hanno molto da insegnare. Non dimentichiamo che sono una autodidatta e che le tecnologie per creare musica elettronica cambiano in continuazione, ecco perché non si finisce mai di studiare. E poi gli ascolti: con tutta la musica che esce oggi c’è tanto materiale a cui ispirarsi.

Tanto materiale, pure troppo: software e hardware permettono a chiunque di creare musica e renderla subito disponibile su web. Pro e contro delle nuove tecnologie?
Già, da un lato c’è un uso di internet positivo, che ti permette di autoprodurre, di condividere un lavoro gratuitamente o di venderlo, dall’altra tutta questa apertura e libertà fanno si che le produzioni aumentino a livello esponenziale e c’è il rischio di perdere talenti autentici che si mescolano a materiale di basso livello. Lavoro anche in radio con un programma musicale e mi arrivano tantissimi promo: ci sono lavori ottimi che spesso si perdono in mezzo a tante cose inutili.

I tuoi strumenti del mestiere quando fai una serata?
Sono nata nel 1985, quindi il mio primo approccio con la musica è stato con i cd, ancora oggi continuo a comprarli insieme ai vinili. Ho imparato a suonare con una console di mixer e cdj, non mi piace andare alle serate e portarmi dietro un computer. Per questioni di comodità sto utilizzando le pen drive come supporto da collegare direttamente all’impianto audio, ma il mio approccio è sempre lo stesso.

Un altro algherese in trasferta a Milano è Antonio Marras: vi conoscete?
Due settimane fa dovevo suonare al Wired Next Fest, ai Giardini di Porta Venezia, e sono stata contattata dal suo staff per indossare un suo abito durante la serata. Per me è stato un sogno, ho sempre ammirato le sue creazioni e l’ho sempre stimato come artista: è conosciuto in tutto il mondo eppure ha mantenuto le sue radici e la sua vita ad Alghero. È stato bello incontrarci anche se i nostri mondi in realtà sono distanti, lui lavora con l’alta moda, io appartengo a quello della musica undergroung, eppure abbiamo avuto modo di trovarci vicini.

Come Marras ti senti legata alla Sardegna?
Sì, moltissimo. Amo la mia terra, le sue tradizioni. Però mi sento cittadina del mondo, la Sardegna è un posto unico e mi manca tanto ma le mie passioni mi portano a vivere a Milano dove posso lavorare, produrre, continuare a studiare. L’amore per la musica compensa la nostalgia per il mare.

Francesca Mulas

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