Dalle collezioni private riecco i concerti anni ’70 e’80. Ma per l’archivio della musica non c’è spazio

La più vecchia è datata 1972, ed è tratta da una festa privata a Cagliari, su una terrazza in via Dei Villini: protagonista un gruppo chiamato Lucifer Sound. È la prima della serie di registrazioni audio recuperate e digitalizzate per l’archivio “Suoni della memoria”, progetto varato nel 2019, grazie a un contributo della Fondazione di Sardegna, per iniziativa dell’associazione culturale cagliaritana Imprentas e con la direzione di un nome storico della scena musicale sarda: il polistrumentista e compositore Mauro Palmas.
 
Il progetto riguarda il recupero, la digitalizzazione e il restauro di materiali sonori provenienti da collezioni private (in particolare quella di Roberto De Martis, volto noto nel campo della produzione video e audio). Centinaia di registrazioni di concerti e altri eventi musicali che si sono tenuti in Sardegna a partire dagli anni Settanta, rari documenti da riportare a nuova vita, grazie alle moderne tecnologie: suoni della memoria, appunto.

Ecco allora riaffiorare, fra le testimonianze più lontane nel tempo, la voce di Francesco Guccini di scena alla Fiera Campionaria di Cagliari nel maggio del 1976, il jazz di Massimo UrbaniPatrizia ScascitelliEnrico Pieranunzi e Steve Lacy nello storico Spazio A di Pirri nel 1978. E, ancora, Don CherryLester Bowie e Alan Stivell al Teatro Massimo nel 1981Keith Jarrett e Michel Petrucciani al Palazzo dei Congressi nel 1985, gli Spandau Ballet a Sassari il 18 agosto 1987.
 
“Si tratta di centinaia di nastri, musicassette, bobine, che in parte abbiamo già digitalizzato – spiega Mauro Palmas – per alcuni reperti è anche iniziata la fase di restauro, editing, pulizia e masterizzazione. Il lavoro si è reso urgente perché questi supporti, soprattutto i più vecchi, si stanno deteriorando. Per alcune registrazioni è stato difficile anche trovare apparecchiature in buone condizioni per la lettura dei nastri. Difficile calcolare al momento quante ore di musica siano raccolte nell’archivio, perché il progetto è in progress: bisogna tenere presente che ogni registrazione viene digitalizzata per intero, e dopo il lavoro di pulizia e scrematura, dal documento originale si ottiene più o meno un terzo di materiale sonoro realmente utilizzabile”.
 
Materiale raro e prezioso, dunque, uno scrigno di suoni che sarà messo a disposizione del pubblico per la libera consultazione non appena si troverà una sede idonea per l’archivio. “Suoni della memoria” cerca ospitalità: si attendono offerte.

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