Arte e cultura contro lo spopolamento. Giovani insieme per rilanciare Macomer

di Andrea Tramonte

Tutto nasce da un’esigenza forte: quella di provare a dare un contributo alla propria comunità senza lasciarsi andare alla rassegnazione, all’idea che le zone interne debbano essere necessariamente depresse, o prive di prospettive. Così un gruppo di giovani di Macomer – classici esempi di “cervelli in fuga” sparsi per il mondo – hanno provato a ribaltare la narrazione che vede quasi inevitabile la decisione di andar via. “Anziché lamentarci dei problemi che ci sono da decenni ci siamo detti: perché non cercare delle alternative ed escogitare soluzioni?”, dice Gian Luca Atzori, 32 anni a novembre, un passato in Cina e un presente legato alla voglia di dare un contributo al suo territorio. Insieme a un gruppo di amiche e amici (la più “anziana” è dell’85, il più giovane del 97) ha creato una associazione (ProPositivo), un festival (della Resilienza) e una Agenzia di benessere comunitario che amplia ulteriormente le loro attività. L’associazione è composta da Atzori, Luca Pirisi, Azzurra Lochi, Isabel Gollin, Valentina Vinci, Matteo Sechi e ha dato vita a una serie di attività nel corso degli anni che hanno dato un contributo tangibile alla comunità, dimostrando che “si possono realizzare progetti per il nostro futuro per consentire alle persone di tornare a vivere il territorio”. Creando opportunità, dialogo, relazioni, occasioni di crescita e di confronto.

Quest’anno l’associazione ha dato vita a un calendario condiviso con altri festival e altre realtà della zona, a partire da giugno. Lo hanno chiamato Istade, come estate, ma la parola richiama anche “Istare” che è un po’ il senso – anche politico – delle loro attività: restare, resistere e far tornare alla vita un territorio. Tra presentazioni di libri con gli autori coinvolti dal festival Forse alla luna, sport con il torneo regionale di pallacanestro Basket Macomer 2.0, residenze artistiche, fino alle giornate clou del Festival della Resilienza che quest’anno si snoda tra murales, arte partecipativa ed estemporanea, scuole di formazione, dibattiti, cinema. Nelle scorse settimane è stato realizzato un murale partecipativo insieme al Centro anziani e ai giovani migranti ospiti dello Sprar di Bonorva. Lo ha realizzato l’artista cagliaritana La Fille Bertha (leggi la nostra intervista) in collaborazione con Alessio Errante e Valentina Vinci. Un altro verrà prodotto a settembre insieme al Centro antiviolenza del Marghine, a cura di Valeria Zaccheddu e Valeria Tola.

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Nelle prossime settimane il Festival andrà ad animare la storica Pineta Albano con una due giorni di eventi. La prima giornata sarà dedicata al tema dell’ambiente con la presentazione del progetto Muraghes, parco dell’arte nuragica e muraria. “Il territorio ha un patrimonio archeologico notevolissimo – spiega Atzori – e vogliamo metterlo in relazione con il patrimonio storico e ambientale del Marghine e con tutti i lavori di arte pubblica che abbiamo prodotto con il Festival in questi anni: 30 murales in 6 Comuni del Centro Sardegna con oltre 50 artisti da 20 paesi del mondo. In questo modo si mettono a contatto storia e arte contemporanea, creando uno scambio proficuo e valorizzando aspetti diversi – archeologia, street art, natura – che possono stare insieme. “La street art in particolare è stata uno strumento potentissimo – dice Atzori -: ha portato qui persone da tutto il mondo e ha dimostrato quanto il nostro territorio possa essere attrattivo. In un certo senso è anche un progetto di marketing territoriale che ci sta aiutando a creare forme di turismo esperenziale. Vogliamo valorizzare quelle opere e farle entrare in un sistema turistico il più integrato possibile”.  Tra gli artisti coinvolti – in collaborazione anche con Non solo murales di San Gavino – ci sono Andrea Casciu, Kiki Skipi, Daniele Gregorini, Daniela Fronga, Skan, Mamblo, Nemos, Mauro Patta, Said Dokins (considerato uno dei più importanti artisti messicani).

Al Festival della Resilienza arriveranno anche Salvatore Mele (dirigente di Forestas) e Diego Loi (sindaco di Santu Lussurgiu ) per parlare della ripartenza post-incendio che ha colpito un territorio vicinissimo a Macomer. Poi ancora Paola Masala col progetto Ten Green di Sardegna Teatro. La seconda giornata è invece all’insegna dello sport come generatore di comunità, vedrà la proiezione del film L’arbitro di Paolo Zucca con Stefano Accorsi, Geppi Cucciari e Jacopo Cullin, verranno presentate le nuove stagioni sportive del territorio e il torneo internazionale di scacchi. E ancora: jam session con OrganSound, un torneo di pallavolo su prato con la Vbc Macomer, performance musicali e multimediali con Menion, Valentina Vinci e Baruc, tra passeggiate ecologiche, tour delle decine di opere d’arte realizzate negli anni dal Festival e molto altro. Dal 13 settembre al 1 ottobre, per il quarto anno, ritorna anche l’alta formazione della Summer School, questa volta organizzata dalla redazione di China Files e incentrata sul giornalismo internazionale, il mondo cinese e asiatico, con formatori come Simone Pieranni (Il Manifesto), Giulia Pompili (Il Foglio), Giulia Sciorati (UniTrento e Ispi).

“Resilienza è un termine un po’ abusato ma è ancora più necessario in un periodo come questo – spiega Atzori -. La nostra missione, anche dopo la pandemia, è quella di resistere e dotare la comunità di strumenti utili ad adattarsi ai cambiamenti. Riorganizzarsi, dopo che una comunità è stata messa a dura prova. Vogliamo costruire un senso comune ripartendo dall’abc, con un modello che speriamo possa essere replicato anche altrove”.

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