di Ilenia Mura
Fritti nell’olio o nello strutto, cosparsi di zucchero, addolciti col miele. Morbidi, profumati, gustosi. Impreziositi dall’acquavite sarda filu ‘e ferru. Ricchi nella loro semplicità, solo a guardarli, fanno tornare il buon umore: sono i dolci del Carnevale sardo, un vero patrimonio della gastronomia tradizionale che non lasciano spazio ai dubbi: vanno mangiati!
E voi? Che dolce di Carnevale preferite? Perché in Sardegna si preparano zeppole, chiacchiere, orillettas, ravioli dolci (fritti) e non solo. Da Cagliari, Oristano, Nuoro, Sassari. In Barbagia, Gallura, Sulcis, Medio Campidano. Come per la pasta: paese che vai, ricetta che trovi. Noi di Sardinia Post vi raccontiamo quella delle zeppole e dei fatti fritti. In due varianti.
La prima è dello chef stellato Antonello Arrus (ristorante A’mare, Il Lido di Cagliari) che abbiamo intervistato nella sua cucina.
La seconda è dello chef pasticciere Nicola Fonnesu (Sa Pintadera, Domusnovas), numero uno al Campionato mondiale del panettone artigianale del 2020. Che ci regala la sua ricetta dei “fritti”, dolce di punta della pasticceria di famiglia, nel paese del Sulcis Iglesiente.
Ricetta dei “fritti”: un chilo di farina, 100 grammi di zucchero, 100 grammi di strutto, 30 grammi di lievito di birra, 4 uova, mezzo litro di latte, scorza di limone fresco, un bicchierino di Sambuca.
Preparazione: nell’impastatrice farina, zucchero, strutto, lievito e uova, lavorare per un paio di minuti. Lentamente aggiungere il latte. Quando l’impasto diventa liscio, si lascia lievitare per 1 ora. Quando l’impasto è lievitato, si formano le palline praticando un foro al centro dando vita alla ciambella che si lascia lievitare per altri 30 minuti. Nel frattempo si fa scaldare l’olio portandolo a una temperatura (da non superare) di 170 gradi. Dopo la frittura, non può mancare una bella spolverata nello zucchero semolato.
Fritti (o meglio, frittissimi): i dolci del Carnevale sardo portano gioia e felicità nelle case di chi li prepara. Che poi li regala anche ai vicini di casa, così vuole la tradizione delle nonne.
Tzippulas, gatzas e parafrittus, ma anche orillettas (o bugie sarde) e uvusones, acciulleddi, culurgiones e arrubiolus: praticamente irresistibili. Ricetta e dunque gusto rispecchiano l’essenza della tradizione gastronomica di ogni territorio. Così gli ingredienti variano da zona a zona, così come variano i profumi scelti per “firmare” il dolce. Dal miele e alla scorza di agrumi. Ma non manca il tocco segreto che si nasconde nell’uso dei distillati. Fra questi la grappa sarda, su filu ‘e ferru.