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Unione sarda. Telese non conferma. E intanto l’Ad Podda va a processo per violazione della posta elettronica di un redattore

Il diretto interessato non smentisce, ma nemmeno conferma. Vuole capire come sia “uscita” la notizia della sua possibile direzione de l’Unione sarda. Nega, comunque, che sia in corso una trattativa di quelle che preludono all’assunzione della direzione di un giornale.

Il “diretto interessato” è Luca Telese, cagliaritano di nascita, romano da sempre, uno dei più popolari tra i giornalisti della generazione dei
quarantenni, reduce dalla sfortunata esperienza editoriale di “Pubblico” (chiuso dopo tre mesi), ma sempre presente in prima fila su
“La 7” assieme a Nicola Porro.

La notizia dell’imminente nomina di Telese alla direzione del quotidiano di Cagliari è stata data da una fonte autorevole, il sito Sardinews.it di
Giacomo Mameli, oggi direttore della testata che ha fondato, prima giornalista di punta proprio de l’Unione sarda. Uno dei più autorevoli e stimati
giornalisti sardi.

Mameli ha affiancato la notizia della possibile nomina di Telese a un’altra notizia di grande rilievo per gli addetti ai lavori, quella della fissazione del processo (si terrà il 7 giugno prossimo) contro l’attuale amministratore delegato de L’Unione Sarda Pier Vincenzo Podda accusato di essersi “introdotto abusivamente nel sistema informatico protetto da misure di sicurezza” del giornalista Alessandro Testa “in data prossima al 26 settembre 2007” violando il sito di posta elettronica “atesta@unionesarda.it”.

Alessandro Testa è il giornalista, poi licenziato, che nel 2007 pubblicò su l’Unione sarda una notizia poi rivelatasi falsa. Si trattava della storia strappalacrime di un pensionato sorpreso a rubare un pacco di pasta e un pezzo di formaggio in un supermercato del quartiere cagliaritano di Is Mirrionis e poi perdonato dal titolare, impietositosi per le condizioni economiche del poveretto.

La notizia fu ripresa dalle agenzie di stampa e dai corrispondenti dei principali quotidiani nazionali. Alcuni inviarono i loro inviati a Cagliari per approfondirla. E si scoprì che era tutto inventato. Sia il pensionato, sia il negozio. Che pure compariva nella foto che illustrava il pezzo. Si trattava, però, del panificio “Chez Sandro”, di Sandro Oddone a Valsavarenche, in Val d’Aosta. Molto lontano da Is Mirrionis.

In seguito al licenziamento, si aprì un contenzione davanti al giudice del lavoro.  E i legali de l’Unione sarda, a sostegno della tesi della responsabilità del cronista e della sua mala fede (Testa sosteneva di aver sbagliato, ma senza dolo) produssero un dischetto informatico. Conteneva una serie di mail prese dalla casella di posta del giornalista. Un clamoroso autogol. Perché per compiere un’azione del genere sarebbe stata necessaria l’autorizzazione della procura.

Da qui l’inchiesta giudiziaria e il rinvio a giudizio per il reato previsto dall’articolo 615 ter del codice penale. Che sanziona la violazione della posta nei sistemi informatici con una pena da uno a tre anni di reclusione.

 

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