Una megadiscarica a Uta, progetto del Cacip da 10 milioni di euro

Un milione e seicentomila metri cubi di rifiuti (tra speciali e ‘ordinari’), su una superficie pari a quella di 28 campi da calcio. Sono i numeri della mega discarica che il Consorzio per lo sviluppo industriale della provincia di Cagliari (Cacip) vuole realizzare in località S’Otioni Mannu, territorio di Uta. Costo dell’operazione: 10 milioni di euro, spese di gestione escluse. Depositato presso il Servizio valutazioni ambientali (il Savi ha cambiato nome, ndr) dell’assessorato all’Ambiente lo scorso 6 dicembre, il progetto attraversa oggi la fase della valutazione d’impatto ambientale. Ma solo ieri la discarica che dovrebbe accogliere scorie e ceneri provenienti dall’inceneritore di Capoterra, oltre a una parte dei rifiuti organici conferiti a Macchiareddu, è stato presentato a un centinaio di cittadini accorsi al Centro servizi del Cacip. La maggior parte dei quali non ha accolto con favore l’ipotesi del nuovo impianto.

Per il presidente del Cacip e sindaco di Sarroch Tore Mattana, “la perdurante assenza di una discarica di servizio ha generato un innalzamento dei costi per il Tecnocasic e, con essi, un rincaro della Tari pagata dai cittadini. L’intervento favorirebbe dunque un abbassamento delle tariffe”, ha aggiunto Mattana.

Presenti alla riunione anche i progettisti dell’impianto, intervenuti per illustrare l’intervento. Per contenere l’impatto della nuova discarica, sono previste barriere drenanti, sistemi di raccolta per il percolato, aspiratori per il biogas che origina dal processo di degradazione dei rifiuti organici e le membrane per evitare la contaminazione del suolo e della falda acquifera. Inoltre, per il responsabile del progetto Giuseppe Frongia, “neanche le emissioni delle polveri provenienti dalla discarica  costituiscono un problema”. I tecnici, in altre parole, hanno sostenuto che “l’impatto dell’intervento è modesto, limitato”.

Ma lo studio relativo agli impatti attesi realizzato dagli stessi progettisti descrive una situazione sensibilmente diversa. Qui, infatti, l’impatto della discarica sulla qualità dell’aria a livello locale viene considerato “certo”, pertanto non si escludono “potenziali effetti sulla salute pubblica e dei lavoratori”. Anche perché “l’inquinamento generato dalla discarica può entrare in sinergia con gli altri fattori inquinanti legati alle attività industriali ospitate a Macchiareddu”. In tutti questi casi, l’impatto viene considerato “negativo-basso”. Viene invece valutato “negativo medio” l’impatto previsto sulle unità idrologiche. In altri termini, si è di fronte a una”potenziale alterazione delle acque sotterranee”.

Il progetto non ha incontrato i favori del pubblico. Anzi. “La comunità europea stabilisce una gerarchia che relega discariche e inceneritori rispettivamente all’ultimo e al penultimo gradino delle politiche di trattamento dei rifiuti, dopo la riduzione della produzione degli stessi, il riuso e il riciclaggio. Ma il Cacip, ente pubblico, continua a proporre discariche e revamping di inceneritori”, ha attaccato l’avvocato Riccardo Schirò, tra gli animatori del progetto politico Cagliari Città Capitale.

Un attacco al parterre è arrivato anche da Marco Mameli, presidente di Assotziu Consumadoris Sardigna, per il quale il Cacip è simbolo di una palese contraddizione: “in quanto sindaci, i membri del consiglio di amministrazione del consorzio dovrebbero incrementare la raccolta differenziata, come membri di un consorzio che controlla un inceneritore sono invece propensi a portare a combustione quantità sempre maggiori di rifiuti”.

Il confronto si è poi acceso sul rischio che l’area in cui dovrebbe sorgere il nuovo impianto sia soggetta ad allagamenti: è stato l’ex consigliere regionale di Forza Italia Mariano Contu a sostenere che in seguito all’alluvione del 1999 la Provincia stabilì che la località di S’Otioni Mannu non era idonea ad ospitare la discarica di cui si dibatteva all’epoca. I tecnici, al contrario, hanno ribadito che “quella in questione è un’area catalogata come immune da rischi dal Piano d’assetto idrogeologico, diversa da quella cui fa riferimento l’ex consigliere”. Mentre alcuni cittadini di Capoterra testimoni delle recenti alluvioni hanno assicurato che quella è un’area a forte rischio allagamento. Nella disputa è intervenuto anche il sindaco di Uta Giacomo Porcu, spiegando che “la zona in cui dovrebbe sorgere la discarica non è stata censita nell’ambito del Piano delle fasce fluviali”. Questo è emerso dalle verifiche realizzate dall’amministrazione, ancora in fase di studio del progetto.

Ha chiuso la serie di interventi Claudia Zuncheddu, ex consigliera regionale di Sardigna Libera e medico Isde, la quale ha chiesto l’attuazione del principio di precauzione per bloccare l’intervento, perché pericoloso per la salute umana. Inutile parlare di risparmi, quando in mezzo c’è la salute dei cittadini”.

A conferma dell’impatto su ambiente e salute delle discariche, si può citare un recente documento di Isde- Medici per l’ambiente Italia, chiaro nell’affermare che “le discariche, anche se controllate, possono causare contaminazione del suolo (in particolare da metalli pesanti) e delle falde acquifere, inquinamento atmosferico, oltre a contaminazione della catena alimentare”. E non si può escludere che questo sia il caso di Uta, paese a vocazione agricola.

“Considerando soltanto le discariche per rifiuti solidi urbani apparentemente ben gestite, uno studio ha mostrato eccessi di mortalità anche per malattie non tumorali nella popolazione residente nei dintorni dell’area in cui sorgono questi impianti”. Ma non mancano gli eccessi di mortalità per tumori maligni del sistema ematolinfopoietico, del fegato e della vescica.

I rischi aumentano quando si è in presenza di una discarica che raccoglie le scorie prodotte dalla combustione dei rifiuti. Il problema, in questo caso, sembra essere anche di tipo normativo, “visto che nonostante siano caratterizzate da un elevato contenuto di inquinanti estremamente tossici (in modo particolare, diossine e metalli pesanti), le scorie non sono  classificate come rifiuti pericolosi”, spiegano i medici per l’ambiente.

Piero Loi

(@piero_loi on twitter)

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share