Igea vende i suoi gioielli per fare cassa, all’asta terreni e immobili di pregio

Due mesi di tempo per tentare di accaparrarsi una parte dello sterminato patrimonio di Igea, società in house della Regione Sardegna attiva nel campo dei risanamenti geo-ambientali che ha deciso di mettere all’incanto terreni e immobili tra Arbus, Buggerru, Carloforte, Gonnesa, Guspini, Iglesias e San Gavino. In tutto i lotti sono 55 (guarda), con aggiudicazione al miglior offerente e base d’asta complessiva intorno ai 9 milioni di euro.

L’alienazione dei beni di Igea non è una novità: parte da un preciso indirizzo politico che la giunta Pigliaru ha messo nero su bianco nel luglio dello scorso anno (guarda la delibera), quando su proposta del commissario Michele Caria ha deciso di cancellare la procedura di concordato fallimentare avviata qualche mese prima, studiare un piano di risanamento aziendale – al 31 dicembre 2014 i debiti toccavano quota 28 milioni di euro – e decidere di fare cassa mettendo all’asta i “beni non strumentali” alle attività della società (parte 1 | parte 2).

I beni all’asta

In massima parte si tratta di terreni, ma ci sono anche immobili di pregio. Come Villa Stefani, nel villaggio minerario Normann, a Gonnesa: venti vani disposti su due piani, oltre sottotetto, terrazza panoramica e giardino, si legge nel bando. Importo a base d’asta: 267mila euro. Più ‘modesta’ Villa Pintus, sempre nel villaggio Normann: dieci vani e prezzo di partenza fissato a 139mila euro. All’incanto anche lo spaccio aziendale, “completamente diroccato”, con base d’asta di 279mila euro.

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Gonnesa, Villaggio Normann (foto da www.sardegnaabbandonata.it)

C’è poi il capitolo terreni. Anche in questo caso non mancano i lotti di assoluto pregio, come i 20 ettari a 100 metri dalla spiaggia di Fontanamare, a Gonnesa, con base d’asta fissata a 400mila euro. Il record di estensione va però a un terreno a 7 chilometri da Arbus, in località Genna Gureu: poco meno di 270 ettari con offerte al rialzo a partire da un milione di euro.

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Gonnesa – Spiaggia di Fontanamare (foto da gruppodinterventogiuridicoweb.com)

E la Conservatoria delle Coste? Non pervenuta

Il terreno di Fontanamare non è l’unico a due passi dalle spiagge sulcitane. Nella lista compaiono anche appezzamenti poco distanti dall’arenile di San Nicolò a Buggerru o con vista sul Pan di Zucchero. Piccolo problema: Igea e Regione avranno mica interpellato la Conservatoria delle Coste? Non è un passaggio facoltativo. Intanto l’agenzia, come dicono le norme, deve essere informata su tutte le iniziative che la Regione – direttamente o tramite le società controllate – intende assumere per la gestione dei terreni entro la fascia dei due chilometri dal mare. In secondo luogo – aspetto ben più importante – su quella porzione di territorio ha il diritto di prelazione.

“Operazione in gran segreto”

La decisione di mettere all’asta immobili e terreni in capo a Igea ha fatto saltare sulla sedia il deputato di Unidos Mauro Pili, che ha denunciato la presunta “segretezza” dell’operazione. “Il bando è stato pubblicato solo sul sito istituzionale del Comune di Carloforte – ha tuonato l’ex presidente della Regione – mentre non ve n’è traccia nei portali degli altri Comuni interessati e nemmeno nel sito dell’Igea”. Tutto confermato (anche se Igea ha poi pubblicato i documenti ventiquattr’ore dopo la denuncia di Pili). La società ha inviato il documento a tutti gli enti interessati ma solo l’amministrazione dell’Isola di San Pietro ha provveduto, il 17 maggio, a pubblicare il bando. E nemmeno con grande evidenza: per trovarlo bisogna scartabellare tra decine e decine di procedimenti. “Nemmeno l’assessorato regionale all’Industria – ha aggiunto il deputato – s’è preso la briga di stilare un comunicato stampa”. Vero anche questo. Va detto però che i funzionari di Igea hanno definito la procedura solo il 13 maggio, appena nove giorni fa, e per presentare le proposte di acquisto dei lotti c’è tempo fino al 25 luglio. All’ora X insomma mancano due mesi.

Il paradiso degli speculatori?

Pili solleva però anche un altro problema. “Alla mancata trasparenza di questa operazione si aggiunge un aspetto rilevante, quello relativo alle destinazioni urbanistiche per alcuni fronti costieri che lasciano alquanto perplessi su valori apparentemente alti, ma bassissimi se si considera la possibilità edificatoria che potrebbe essere riconosciuta in un secondo momento a determinate aree, vedasi quelle di Nebida-Masua prima di tutto. Insomma, il rischio di speculazione è altissimo, soprattutto per come si sta gestendo la procedura”.

Pablo Sole

sole@sardiniapost.it

 

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