Terreni confiscati per abusi edilizi a Golfo Aranci, Corte Ue condanna l’Italia

La Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per la violazione del diritto al rispetto della proprietà privata: con una sentenza inappellabile, i giudici di Strasburgo hanno stabilito che le autorità italiane non avrebbero dovuto procedere alla confisca di numerosi terreni in assenza di una condanna dei responsabili per lottizzazione abusiva, come nell’accusa che portò al sequestro di aree e immobli. La sentenza riguarda anche il Comune di Golfo Aranci, oltre che Punta Perotti, a Bari, le località di Testa di Cane e Fiumarella di Pellaro in provincia di Reggio Calabria. Nel territorio della Gallura in particolare, la confisca ha interessato il villaggio turistico di ‘Terrata 2’, per un totale di circa ottanta villette.

Sono quattro le società – tutte srl – che avevano presentato ricorso davanti alla Corte di Strasburgo che adesso ha dato loro ragione insieme all’imprenditore Filippo Gironda: le srl in questione sono Giem, Hotel Promotion Bureau, Rita Sarda e Falgest. I giudici hanno definito sproporzionata la misura della confisca e si sono riservati di decidere in un secondo momento sull’ammontare del risarcimento, anche per dare tempo – tre mesi – al Governo e ai ricorrenti la possibilità di raggiungere un accordo sulla cifra.

La condanna per la violazione del diritto al rispetto della proprietà privata discende direttamente da altre violazioni che, secondo la Corte, le autorità italiane hanno commesso nei confronti dei ricorrenti. In particolare, nei confronti delle quattro società, tutte a responsabilità limitata, i giudici evidenziano che “queste non sono mai state imputate in alcun processo sul reato di abusivismo” in quanto la legge in vigore non lo consentiva in base al principio ‘societas delinquere non potest’. Per quanto riguarda lì’imprenditore Gironda, la Corte afferma che l’Italia non ha rispettato il suo diritto alla presunzione d’innocenza. L’uomo, scrive la Corte, “è stato dichiarato colpevole, in sostanza, dalla Corte di Cassazione, nonostante il fatto che i processi per il reato imputatogli fosse finito per prescrizione”.

La Corte ha poi rilevato che i fatti sembrano contraddire la tesi secondo la quale le confische in questione hanno “effettivamente contribuito alla protezione dell’ambiente”, cioè l’obiettivo dichiarato dallo Stato italiano. Infine i togati di Strasburgo osservano che l’applicazione automatica della confisca in caso di abusivismo prevista dalla legge italiana “è chiaramente inadatta dato che non permette ai tribunali di definire quali strumenti sono i più appropriati in relazione alle circostanze specifiche del caso”.

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