Strage di Tempio, il ‘luminol’ rivela: famiglia uccisa al secondo piano

Per la strage di Tempio in cui è stata sterminata l’intera famiglia Azzena (padre, madre e figlio di 12 anni) il 17 maggio l’unico che resta in carcere con l’accusa del triplice omicidio aggravato da crudeltà è Angelo Frigeri, l’artigiano di 32 anni, amico dei commercianti.

Il nuovo sopralluogo dei carabinieri della Sezione investigazioni scientifiche di Sassari a Tempio Pausania, è finito poco prima delle 14 e ha consentito di individuare con precisione il luogo del delitto, grazie all’utilizzo del ‘luminol’, strumento in grado di rilevare le tracce di sangue. In particolare da quanto emerge le tre vittime sono state ammazzate al secondo piano dell’abitazione di via Villa Bruna, tra la cucina, il soggiorno e una camera da letto. I carabinieri hanno mappato, palmo per palmo i due piani dell’abitazione, il secondo piano, con il soggiorno annesso all’ingresso, una cameretta da letto, la cucina e il bagno, e il terzo piano con la camera da letto matrimoniale e il secondo bagno, dove però non sarebbero stati trovati elementi di tracce organiche legate al triplice omicidio. Quello esaminato oggi sarebbe comunque un luogo del delitto modificato, sembrerebbe ormai certo infatti che Frigeri, così come ammesso durante i numerosi interrogatori, abbia cercato di eliminare le tracce di sangue dal pavimento probabilmente con un grossolano tentativo di lavare a terra. L’utilizzo del “luminol” ha consentito di rilevare, appunto, la presenza di sangue e tracce organiche. Ulteriori risposte, però, arriveranno nei prossimi giorni dagli esiti degli accertamenti di laboratorio eseguiti sui numerosi oggetti sequestrati.

Ora gli inquirenti stannoanche  indagando e tentando di ricostruire i traffici e gli affari che legavano Azzena a Figeri: un giro di soldi  e favori personali. Ma la pista sembra condurre addirittura fuori dalla Sardegna. I militari stanno cercando di ricostruire tutte le attività che avevano insieme. Interessi economici che sarebbero non solo legati ai prestiti con interessi da usura, ma anche piccole attività di commercio. Gli investigatori, infatti, stanno verificando ogni singolo elemento sui “lavori” che i due avevano in piedi, una specie di ragnatela che porterebbe in altre regioni d’Italia e anche all’estero. Un lavoro imponente quello che sta impegnando i carabinieri, che dovranno fare una scrematura sulle attività per stabilire quali tra queste potrebbero essere diventate il motivo scatenante della strage. Si prosegue quindi con controlli incrociati, prove testimoniali e ricostruzioni dei contatti tra i tre adulti. E si attendono le analisi dei cellulari sequestrati che appartenevano a Frigeri e ai coniugi uccisi. I telefonini recuperati dai carabinieri sarebbero anche più di due. Il nuovo legale dell’operaio, Giovanni Colli, ha chiesto che gli accertamenti tecnici venissero eseguiti in sede di incidente probatorio. Solo allora si potranno leggere con attenzione tutti i messaggi che i tre si sarebbero scambiati, ma si potranno anche vedere filmati e fotografie che potrebbero ritrarre i tre e in particolare Frigeri e Giulia Zanzani. Dai video e dalle foto si potrebbe capire quale era effettivamente il rapporto che legava l’operaio alla donna poi uccisa.

 

 

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