Si avvera il sogno di Pinuccio Sciola: a San Sperate nasce la Fondazione

Erano emozionati Tomaso, Maria e Chiara, i figli di Pinuccio Sciola che questa mattina hanno finalmente visto realizzarsi il sogno del padre: creare la Fondazione che portasse il suo nome. Da vivo, Pinuccio, riusciva difficilmente a farsi ascoltare; oggi a rendergli onore con fiumi di parole, erano in tanti, istituzioni comprese.

E’ una giornata calda al Comune di San Sperate, per l’occasione tirato a lucido sotto gli obbiettivi di flash e telecamere: a fare gli onori di casa, il sindaco Enrico Collu, ma anche l’assessore regionale al Bilancio Raffaele Paci, il direttore editoriale dell’Unione Sarda Gianni Filippini e il giornalista Rai Giovanni Floris, in collegamento via Skype. “Sì, è una giornata importante questa per noi -ribadisce Tomaso-, da quando nostro padre ci ha lasciati, abbiamo fatto di tutto per portare avanti il suo sogno, la vostra presenza qui per noi è importante”. Il primo a intervenire è Paci, ha fretta e spende poche, laconiche parole: “Il lavoro di Sciola riguarda tutta la comunità e dunque la Regione, siamo pronti a supportare la neonata Fondazione e a fare la nostra parte”. 

L’intervento di Floris è più morbido e pacato, punta sui valori di Pinuccio, la sua grande generosità, l’amicizia col padre Bachisio, e il giorno in cui Sciola decise di mettere sulla tomba dello scrittore, padre del giornalista Rai, tre delle sue pietre sonore. “La bellezza di cui ci ha fatto godere, l’abilità e la dolcezza a cui ci ha sempre abituati sono per me indimenticabili -ha detto il giornalista-. Ho avuto la fortuna di essere ospite nella casa di San Sperate, e del suo mondo poetico sono tre i progetti che mi hanno colpito particolarmente: il Monumento agli immigrati, i Semi della pace, il Museo a cielo aperto sulla SS131. Quale altro artista ha centrato artisticamente i giorni di sgomento che stiamo vivendo? Chi ha avuto una visione artistica altrettanto potente e profonda?”. Silenzio. Peccato i suoi semi di pace non abbiano attecchito in profondità, quando ancora era vivo. “Ciascuno ha vissuto Sciola in modo diverso -ha sottolineato Filippini -i suoi progetti sono importanti perché contestualizzabili nel quotidiano, perché lui andava oltre alla cronaca, anticipava i tempi, leggeva i giornali e cercava di lasciare un ricordo indelebile”.

Le speranze dei figli, ora, si aggrappano alla realizzazione di quel sogno che ha visto Pinuccio spendersi infaticabilmente tra uffici pubblici e commesse private: la spina dorsale dell’Isola, la SS131, attraversata da un lunghissimo cordone di sculture, con opere di artisti nazionali e internazionali in scena sotto il sole abbagliante della sua amata terra. Un progetto raccontato ai tanti amici nei minimi particolari, e che per anni non ha mai trovato nessuna sponda. Almeno fino ad oggi. “Vogliamo trasmettere il suo messaggio -ha commentato la figlia Chiara- un messaggio che prosegua oltre lui, oltre noi, è che sia per sempre”.

Le ultime, commosse parole, sono quelle di Maria, la figlia adorata, quella che più gli è stata vicino negli ultimi anni di faticoso lavoro. “Ovunque lui sia adesso, sarà felice -ha detto- babbo teneva moltissimo alla Fondazione, e la sua casa ora potrà tornare a vivere, la porta di quella casa che in tanti oggi mi chiedono di riaprire, potrà finalmente accogliere gli amici, i conoscenti, i curiosi, come quando lui era in vita. La ristruttureremo e ne faremo un museo. ‘Spero che le mie opere tornino a far parte della Natura’, mi diceva sempre. Oggi, il suo sogno si avvera”.

Donatella Percivale

(foto Attila Kleb)

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