Sassari, tutti in fila per fare il tampone: “Impossibile evitare gli assembramenti”

L’orario per il tampone è fissato alle 9 per tutte le persone che hanno l’appuntamento e così a Sassari, nella struttura ospedaliera ‘Stecca bianca’ diventa difficile mantenere le distanze di sicurezza, anche a causa del maltempo che costringe a cercare un riparto vicino al tendone. A raccontare l’accaduto è Daniela Piras,  del gruppo ‘Esposto’ di Donne libere in lotta per il diritto alla salute: “L’appuntamento è, per tutti, fissato per le nove, sotto un grande gazebo posto di fronte al tendone della Protezione civile, sotto al quale trovano collocazione otto sedie. Chi arriva prima riesce a trovare posto, gli altri cominciano velocemente, a causa anche dell’arrivo di uno dei frequenti acquazzoni di questi giorni, ad accalcarsi tra loro”. Si tratta di pazienti che devono essere sottoposti al test e loro accompagnatori, ma “ben presto si cerca un luogo d’attesa alternativo in piedi sotto al proprio ombrello, a ridosso del tendone, sotto al portico dell’ingresso dell’ospedale e nel piccolo corridoio”. Dunque “tenere le distanze e seguire tutte le indicazioni che costantemente ci vengono ricordate da tutti gli organi preposti è, ovviamente, impossibile. Cerco di capire come sia possibile che tutti, ma proprio tutti, abbiano appuntamento allo stesso orario. Mi avvicino al tendone poco prima dell’inizio della procedura, dove si trovano tre operatrici sanitarie. Chiedo a una di loro come verranno effettuate le chiamate e in che ordine e mi risponde che chiameranno in base alla priorità che hanno fornito loro”.

Una situazione rischiosa che porta a chiedersi se “non sarebbe stato più logico scaglionare le persone per orario“, ma così non è stato. Per l’esponente del gruppo ‘Esposto’ “possiamo anche consumarci le mani a furia di lavarle e profumare di gel idroalcolico ogni ora, rizzarci le orecchie a forza di ancorarle alle mascherine, ma sarebbe opportuno che qualcuno, dalla Direzione ospedaliera, cerchi di organizzare con più logica questo tipo di procedure”.

Le giornate piovose non aiutano le procedure e le condizioni meteorologiche “favoriscono l’insorgere di raffreddori e mali stagionali, è molto facile ammalarsi, se si sta sotto un gazebo all’aperto, ammassati in cerca di riparo, in balia della pioggia e del vento, ad aspettare di svolgere un test in un orario indefinito, in mezzo a oltre cinquanta persone. Considerando che gli esami per verificare la presenza o l’assenza del virus vengono fatti solitamente in previsione di interventi e ricoveri imminenti, e che se ci si presenta con una temperatura superiore a 37,5 gradi non si può accedere. Viene davvero da chiedersi che fine abbia fatto la logica, questa sconosciuta.

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