Sassari, esercitazione sui casi di ebola: l’obiettivo è saper gestire l’emergenza

È cominciata con una telefonata alla Prefettura da parte dell’Unità di crisi locale per la gestione dell’emergenza che segnala un presunto caso di ebola, l’esercitazione per il trasporto di un paziente dalla propria abitazione al reparto di malattie infettive dell’ospedale di Sassari. Un dispiegamento imponente di personale sanitario per una simulazione che ha coinvolto l’Ats (Azienda per la tutela della salute) l’Aou di Sassari, l’Assl e l’Areus (Azienda regionale per l’emergenza-urgenza) con le ambulanze del 118.

Tutto ha avuto inizio verso le otto del mattino di ieri, quando un’ambulanza è arrivata nell’area della ‘camera calda’ del reparto di malattie infettive con a bordo un paziente all’interno di una speciale barella isolata dall’esterno. Attorno all’ospedale è stato realizzato un cordone sanitario per delimitare gli accessi e garantire la sicurezza. Due ambulanze sono partite dalla casa del paziente, con a bordo operatori sanitari, gli addetti alla sanificazione e, soprattutto, il paziente a rischio biologico, posizionato su una barella isolata dall’esterno, per essere portato al terzo piano del reparto dove si trovano le camere di isolamento. Le stanze di quella parte dell’ospedale sono state sgomberate ed è stato isolato l’intero percorso sino alle camere di isolamento.

L’accesso all’edificio è stato riservato solo personale di servizio e le ambulanze sono state scortate da una pattuglia in motocicletta della polizia locale del Comune di Sassari. All’ingresso di malattie infettive il percorso è stato tracciato, così da consentire il rapido spostamento, senza sbagli, sino alla stanza d’isolamento. Dopo che il paziente è stato adagiato sul letto, gli è stato prelevato il sangue e le fiale inserite in contenitori speciali per essere inviati al Laboratorio analisi e spediti al centro di riferimento nazionale. C’è, infatti, un volo dell’Aeronautica militare a disposizione che viene allertato dalla Prefettura di Sassari. Gli operatori devono seguire le procedure per l’uscita dalla stanza del paziente, i medici e gli infermieri del reparto si tolgono i vestiti e vengono anche sottoposti a sanificazione, così come accade al personale del 118. La barella, vuota, segue il percorso inverso e, dopo essere stata caricata sull’ambulanza, raggiunge il luogo predisposto per la sanificazione, a San Camillo. È qui che il test si conclude.

“Siamo molto contenti di questa esercitazione – afferma, Sergio Babudieri, direttore della struttura complessa di Malattie infettive – perché il significato era quello di fare emergere eventuali criticità e disallineamenti tra le tre aziende. Non è facile mettere assieme diversi protocolli e un numero consistente di operatori”. Soddisfatto anche il direttore sanitario dell’Areus, Piero Delogu: “Le esercitazioni sono sempre utili e devono essere ripetute più volte. Questa ha testato le problematiche nella gestione dei pazienti ad alto rischio infettivo. L’esercitazione è andata bene, emergono sempre delle criticità che servono a farci crescere e migliorare, così da trovare la condizione ottimale, la qualità e la perfezione che servono qualora dovesse avvenire un evento di questo tipo”.

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