Per la prima volta in Italia un giudice emette una sentenza di condanna per il reato di tortura, che si sarebbe consumato in casa, in un ambiente familiare. E a pronunciare questo verdetto, come riportano oggi i quotidiani La Nuova Sardegna e L’Unione Sarda, è stato il gup di Sassari, Giancosimo Mura, che ha accolto la richiesta di Maria Paola Asara, sostituta del procuratore capo Gianni Caria.
Un pannolone sporco di escrementi sfregato sul volto di un novantenne allettato: è lì che il pubblico ministero ha configurato il reato di tortura previsto dall’articolo 613 bis del codice penale. In quel gesto di violenta umiliazione, di offesa alla dignità umana – scrivono i giornali – che una badante di Alghero avrebbe rivolto a una persona incapace di difendersi e della quale avrebbe dovuto, invece, prendersi cura.
Nei giorni scorsi Francesca Gaspa, 66 anni, originaria di Osilo ma da oltre vent’anni residente ad Alghero, è stata condannata a due anni di reclusione, con la sospensione condizionale della pena. All’epoca – era la fine di novembre del 2017 – la donna era stata anche arrestata dagli uomini del commissariato di Alghero che, dopo aver ricevuto la denuncia della figlia e della moglie del novantenne, avevano svolto un’accurata indagine sotto la guida della dirigente Claudia Gallo e con il coordinamento della Procura.