E’ stata depositata stamattina, a Sassari,dai difensori di Maria Gavina Orrù, gli avvocati Letizia Doppiu Anfossi e Agostinangelo Marras, l’istanza al Tribunale del Riesame per chiedere che si rivalutino tutti gli indizi a carico dell’assistita. La donna, 49 anni, è accusata di aver accoltellato e ucciso il marito Mario Loi, autista di ambulanze 54enne, nella loro casa nella borgata di Caniga.
Entro dieci giorni verrà fissata l’udienza in cui i giudici decideranno se l’indagata dovrà rimanere nel carcere di Bancali o se invece, come chiedono i difensori, potrà ottenere la scarcerazione. Secondo i legali non ci sarebbero i presupposti perché la Orrù resti in una cella, così come invece stabilito dal giudice Maria Teresa Lupinu su richiesta del pm Carlo Scalas. Per i due avvocati, infatti, ci sarebbero molti elementi ancora da accertare. La perizia necroscopica è uno di questi. Nel senso che il medico legale che ha eseguito l’autopsia sul corpo della vittima non ha ancora depositato l’esito (ha novanta giorni di tempo per farlo) e quindi – questa la tesi della difesa – non si può avere un quadro chiaro sulla dinamica dei fatti. Proprio sulla perizia necroscopica, accusa e difesa puntavano parecchio.
Di certo dall’esame sono emerse due coltellate, una più profonda e l’altra poco più che un taglio. Secondo la Procura, questa sarebbe la prova che l’autista di ambulanze è stato ucciso volontariamente dalla moglie. Secondo i difensori, invece (in particolare l’avvocato Vittorio Delogu che alcuni giorni fa ha rinunciato all’incarico perché è venuto meno il rapporto di fiducia con la cliente legato alla linea difensiva) proprio la ferita superficiale confermerebbe l’accidentalità: Loi sarebbe morto per un incidente. Intanto dal carcere di Bancali Maria Gavina Orrù continua a proclamarsi innocente e a ripetere di non aver voluto colpire il marito.