“Non è lavoro quello che si basa sulle fabbriche di bombe e sulle centrali a carbone”. È lo slogan della “Giornata di riscossa per il lavoro vero” organizzata dalla Confederazione sindacale sarda con i movimenti indipendentisti, ambientalisti, pacifisti.
Questa mattina hanno manifestato sotto il palazzo del Consiglio regionale a Cagliari. “Nel Sulcis Iglesiente, una delle province più povere d’Italia, regna l’assistenzialismo, così i cittadini accettano di fare lavori disumani, anche di costruire bombe”, ha spiegato il segretario di Css, Giacomo Meloni. “Questa è schiavitù”, ha aggiunto ricordando che lo stabilimento tedesco Rwm di Domusnovas fabbrica ordigni destinati a bombardare lo Yemen, ma anche “l’intenzione di costruire una centrale a carbone a 500 metri dall’abitato di Portoscuso”.
E poi: “Abbiamo 445 mila ettari di territorio inquinato: siamo peggio della Campania della Terra dei Fuochi e della Puglia dell’Ilva di Taranto”. Alle 15.30, dopo un pranzo allestito proprio sotto i portici di via Roma, i manifestanti si sposteranno alla ex Vetreria di Pirri per un convegno che verterà sugli stessi temi. Oltre l’inquinamento, Css e i movimenti (tra gli altri Sardigna Natzione, Sardegna Pulita, Social Forum, Donne Ambiente e Comitato No Trivelle), richiameranno l’attenzione su altre due emergenze: la fuga dei giovani (“Oltre 15 mila in cinque anni hanno lasciato l’Isola”) e lo spopolamento dei paesi. “Con quest’iniziativa – ha concluso Mameli – è un vero avviso di messa in mora di questa Giunta e di una classe politica che dimostra di avere lo sguardo rivolto al passato di cui ripete errori, sprechi, senza aprire orizzonti nuovi per i sardi”.