Il reportage di Antonio Forma dopo l’alluvione del 18 novembre 2013

Antonio Forma, ingegnere e fotografo di paesaggi,  dopo la tragedia del 18 novembre ha fatto un viaggio di sei giorni nelle zone alluvionate della Sardegna nord-orientale. “Ho provato un profondo dolore – racconta – ho scattato molte foto e ho scritto un reportage che, credo, questo dolore lo comunica”.

Il reportage è stato pubblicato sulla rivista AsfericowebSardinia Post ha chiesto ad Antonio Forma di scrivere un testo che lo sintetizzi, alternandolo con alcune delle foto che ritiene più significative. Eccolo.

 

Sardegna, 18 novembre 2013. La violenta perturbazione atmosferica Cleopatra causa numerose vittime e danni per 600 milioni di euro. Olbia è tragicamente colpita. Non a caso. In pochi decenni è passata da diecimila a sessantamila abitanti.E le loro case sono state costruite senza un Piano Urbanistico, ma attraverso ondate successive di abusivismo. Col risultato che sono stati cementificati anche i terreni paludosi e i corsi d’acqua che si trovavano al margine di un sistema lagunare.

01 - Barbagia. I nuvoloni temporaleschi sopra la valle del Fiume Cedrino.

Barbagia, i nuvoloni temporaleschi sopra la valle del Fiume Cedrino

È l’interferenza di dissennate attività umane a trasformare i processi naturali in disastri. Erosione e trasporto solido dei corsi d’acqua sono azioni naturali continue e i loro meccanismi sono ben noti da secoli. Ma nel governo del territorio spesso non se ne tiene conto: la sete di denaro porta a ignorare l’evidenza scientifica. In Italia si tende a costruire costosissime opere di difesa in aree già compromesse dall’espansione edilizia. Si crea così una falsa sicurezza, fondata sull’oblio dei disastri passati. Si costruisce ancora e le catastrofi si ripetono.

Antonio Gramsci nel 1919 denunciava che l’aspetto della Sardegna dell’epoca e il suo clima siccitoso e instabile erano l’eredità del disastro ecologico seguito al taglio ottocentesco delle foreste. Fino alla metà dell’Ottocento, infatti, un quinto della superficie della Sardegna era ricoperto da dense foreste che proteggevano gli  insediamenti umani e le attività economiche da frane e alluvioni.

02 - Olbia. Il palazzo della ASL costruito in una zona paludosa sommersa dalla esondazione.

 

Olbia, il palazzo della Asl costruito in una zona paludosa sommersa dalla esondazione

Deforestazione, pascolamento e agricoltura possono influenzare il clima di una regione, gli ecosistemi e le risorse idriche. Le piante aiutano a regolare la percentuale di anidride carbonica nell’atmosfera, il 20% dei gas serra da noi creati deriva dalla deforestazione! Il fogliame degli alberi rallenta la furia delle piogge e attenua l’erosione del prezioso suolo. Le radici trattengono la terra e favoriscono l’infiltrazione attraverso il terreno riducendo il ruscellamento superficiale.

Gli antichi manufatti – come nuraghi e ponti romani e medievali – spesso hanno resistito meglio ai disastri di quelli moderni. Poi c’era l’accortezza dell’uomo: fino al secondo dopoguerra i centri abitati evitavano i corsi d’acqua. I nostri antenati avevano un religioso rispetto della natura quando edificavano.

03 - Supramonte. Foresta demaniale di Montes.

 

Supramonte, foresta demaniale di Montes

Dopo il taglio delle foreste sono arrivate, numerose, le alluvioni distruttive. A cui si sono aggiunti gli incendi estivi, certe pratiche agricole che espongono i terreni all’erosione e, infine, gli speculatori.  Ieri si tagliavano le foreste, oggi le società immobiliari – producendo molti più danni che posti di lavoro – soffocano col cemento quella stessa immagine della Sardegna –  mare e “natura selvaggia” – che pubblicizzano nei loro depliant.

04 - Logudoro. Quando l'uomo abita la terra con rispetto. Il bel paesaggio di rilievi vulcanici visti dall'insediamento monastico medievale di San Pietro di Sorres.

 

Logudoro. Quando l’uomo abita la terra con rispetto. Il bel paesaggio di rilievi vulcanici visti dall’insediamento monastico medievale di San Pietro di Sorres

Il modo migliore di prevenire le calamità naturali è rispettare la natura, basare l’economia sulla cura del territorio e non sul suo consumo. Tutelare la natura, risanare l’eredità del nostro passato, la cultura e la storia racchiusi nel nostro paesaggio: questa è la via per lo sviluppo eco-sostenibile.

Antonio Forma

 

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