Una proposta di legge per ridare dignità al lavoro

Comitati di progetto per il lavoro in ogni comune della Sardegna come volano per la creazione di nuova occupazione. Perché capaci di sviluppare progettualità, con il sostegno di appositi comitati scientifici, a partire dalle necessità dei territori e dalle idee (e competenze finora non valorizzate) di sottoccupati e disoccupati. Un processo che nasce dal basso, quindi, e dialoga con i comuni per ridare slancio alle comunità quello contenuto nella proposta di legge regionale di Confederatzione sindacale sarda (Css), Fronte unidu indipendentista (Fiu) e Altra Sardegna che nei prossimi mesi verrà presentata alle varie forze politiche. Alla base dell’iniziativa due criteri ispiratori. Uno è quello del reddito garantito, pari a 780 euro mensili (soglia di povertà relativa) per i lavoratori impiegati nei progetti elaborati dai comitati locali e a 450 euro mensili alle persone impossibilitate a lavorare che non fruiscono di pensione o di altro genere di aiuto. Per una spesa complessiva di 1,5 miliardi di euro. L’altro, invece, è “un utilizzo più efficace, nella creazione di occupazione lavorativa, dei fondi europei, che presto verranno rimodulati”, spiega Vincenzo Monaco della Css. C’è poi una cornice che racchiude i mille progetti di cui promotori auspicano la nascita: il passaggio da un’economia lineare a un’economia circolare, vale a dire sostenibile tanto da un punto di vista ecologico che economico, e nel caso della Sardegna incentrata su agricoltura, zootecnia e turismo.

Per Giovanni Nuxis di Altra Sardegna, “dopo il fallimento del jobs act c’è la forte necessità di riconcepire le politiche attive del lavoro”. “Inoltre – aggiunge Nuxis -, con il modello da noi proposto diventa possibile abbattere le spese per le opere pubbliche, troppo alte in Sardegna”. Per Maria Grazia Pippia del Fiu, “i nuovi comitati del lavoro avranno anche il merito di interrompere la spirale dell’assistenzialismo che genera un’economia, come quella sarda, dipendente dallo stato italiano e bloccare l’emorragia dello spopolamento”.

P. L.

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