Porto Torres, va avanti il processo sulla darsena dei veleni

A Porto Torres e dintorni la magistratura prova a far luce sui disastri ambientali causati dai veleni di recenti e passate stagioni. In alcuni casi arriva la prescrizione delle ipotesi di reato – è successo a marzo di quest’anno agli ex dirigenti del petrolchimico accusati di aver avvelenato lo specchio di mare antistante “La Marinella”. In altri casi invece si va a processo: così è stato per i dirigenti E.on ritenuti colpevoli della marea nera nel golfo dell’Asinara.

C’è poi il fascicolo d’inchiesta sui veleni della darsena del porto della località turritana che ha portato il pm Paolo Piras a chiedere il rinvio a giudizio di otto dirigenti delle controllate Eni “Sindyal” ed “ex- Polimeri” con le accuse di disastro ambientale e deturpamento delle bellezze naturali. Alla darsena, nell’ambito dell’incidente probatorio, i periti del gip hanno già certificato lo sversamento in mare di agenti chimici provenienti “dall’inefficace barriera idraulica” sistemata da Syndial nell’ambito delle operazioni di bonifica dell’Area A dell’ex petrolchimico. In seguito alla richiesta di rinvio a giudizio, nei giorni scorsi, anche il Ministero dell’Ambiente si è costituito parte civile di fronte al gup del Tribunale di Sassari Antonello Spanu, insieme alla Regione e al Comune di Porto Torres. La prossima udienza è fissata per il 20 gennaio, quando gli avvocati della difesa presenteranno le controdeduzioni alla costituzione delle parti civili.

Ma vale la pena raccontarli i fatti contestati ad Alberto Chiarini (Rappresentante legale Sindyal spa), Francesco Papate (Responsabile gestione siti da bonificare), Oscar Cappellazzo, Antonio Saggese, Francesco Leone (responsabili del sistema di trattamento dell’acqua di falda), Daniele Ferrari, Paolo Zuccarini e Daniele Roncati (Polimeri Europa). Il punto è che per l’accusa, gli interventi di risanamento ambientale messi in atto dalla Syndial non avrebbero funzionato. In altri termini, dalla barriera idraulica costituita da pozzi di emungimento collegati a sistemi di trattamento delle acque e dispositivi per misurare il gradiente di diffusione dell’inquinamento, continuano a fuoriuscire inquinanti. Tesi, questa, respinta dalla difesa, che ha commissionato una perizia ad esperti americani. Per i quali la barriera bloccherebbe il deflusso delle sostanze inquinanti verso la darsena. Sempre per gli esperti della difesa, responsabile dell’inquinamento in quell’area, sarebbe una condotta fognaria della rete comunale.

In passato, è stato proprio il Ministero dell’Ambiente a denunciare l’inefficacia del sistema. Ma da allora nessuna nuova procedure di contenimento è stata messa in atto. Per avere un’idea dei livelli d’inquinamento della falda, basta riportare i dati notificati dalla stessa Syndial: “Arsenico 50 volte il limite, mercurio 10 volte il limite, benzene 139.000 volte il limite, etilbenzene 100 volte il limite, toluene 4.900 volte il limite, cloruro di vinile monomero 542.000 volte il limite, dicloroetano 28.000.000 di volte il limite, dicloroetilene 9.980 volte il limite, tricloroetilene”. E la lista sarebbe ancora lunga.

Di recente, hanno destato preoccupazione anche i risultati del monitoraggio condotto dall’Arpa Sardegna tra il novembre 2013 e il marzo del 2014.

Ecco i dati: “A fronte di una soglia limite di 5 microgrammi per metro cubo d’aria, il livello medio di benzene riscontrato dalla postazione 2, sita in prossimità della darsena, è di 20, 2 microgrammi, quindi oltre 4 volte i limiti di legge”, si legge nel rapporto Arpa. Non va meglio se si considerano i dati relativi alle concentrazioni di polveri sottili Pm 10 che hanno raggiunto una media massima giornaliera di 98,8 microgrammi per metro cubo, ovvero oltre il doppio del valore limite consentito di 40 microgrammi. Il particolato Pm 10 e Pm 2.5, sono considerati insieme al benzene una delle principali cause delle neoplasie polmonari.

Eppure, già a maggio del 2012, il ministero dell’Ambiente concedeva l’impiego dell’area meridionale del settore A per il progetto della chimica verde, che prevede – fino a dichiarazioni ufficiali di segno opposto del cane a sei zampe – la realizzazione di un impattante centrale a biomasse. Con il placet della Regione e della Provincia di Sassari.

Piero Loi

 

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