Omicidio Dore, il presunto killer: “Non l’ho uccisa io, ho un alibi”

Quando è stata uccisa Dina Dore mi trovavo in un bar di Gavoi insieme al fratello e al cognato della vittima“. Ha risposto a tutte le domande e ha respinto le accuse, Pierpaolo Contu, il giovane accusato di essere l’autore materiale dell’omicidio della casalinga di Gavoi avvenuto nel marzo 2008, un fatto di sangue che vede il marito Francesco Rocca, arrestato 5 anni dopo il delitto, a giudizio come presunto mandante davanti alla Corte d’Assise di Nuoro. Contu, che all’epoca dei fatti aveva 17 anni, ha anche fornito al Gup Antonio Minisola, del Tribunale dei minori, nomi e cognomi di chi può confermare il suo alibi. “A quell’ora – ha ribadito l’imputato – ero al bar e in molti lo possono confermare”. Il giovane, difeso dagli avvocati Gianluigi Mastio e Mariella Masia, è ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio su mandato di Rocca. Al Gup, stamattina, Contu ha rivelato di aver ricevuto minacce da parte di Gavino Pira, l’allevatore che attraverso un amico poliziotto a Macomer avrebbe indirizzato le indagini verso di lui e il marito di Dina Dore. Pira avrebbe minacciato Contu perché confessasse il delitto. La prossima udienza del processo a Sassari per l’avvio della discussione è stata fissata al 17 dicembre.

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