Nata femmina quando non conveniva. Addio a Maria, la signora dell’eliporto

Con la morte di Maria Orecchioni, ottantuno anni vissuti nello stazzo di famiglia in Costa Smeralda, a Liscia di Vacca, si è estinta la celebrata generazione delle donne che in Sardegna hanno ereditato sino agli anni Cinquanta le terre sul litorale di Arzachena, il Comune dove ricade Porto Cervo. Sino ad allora quella dote sembrava molto poco invidiabile, perché fatta di distese aride e ricche di sabbia, quando invece l’economia di quei tempi ruotava intorno alla pastorizia. Di certo nemmeno un metro quadrato si poteva utilizzare per pascolare il bestiame, viste le rocce affacciate sul mare e punteggiate di ginepri, cisto e ciuffi di fiori selvatici. Visti i dirupi a strapiombo sull’acqua. Tant’è: per atavica consuetudine, quelle terre improduttive venivano assegnate proprio alle femmine di casa. Solo che dì lì a poco sarebbe arrivata la geniale intuizione di Karim Aga Khan, il principe isamelita, l’inventore del lusso a Porto Cervo, ciò trasformò ogni ettaro in oro. E le donne in eredi fortunate. Cambiando il corso della storia.

Successe così anche Maria Orecchioni, una delle eredi di una famiglia di ricchi possidenti. Era nata nello stazzo di Liscia di Vacca nel 1938. Davanti quel mare turchese, quei tramonti mozzafiato, le isole di Cappuccini e le Bisce, il bagliore del faro di Capo Ferro, l’aria salmastra impregnata di odori forti di posidonia rinsecchita sulle spiagge mista alle essenze naturali che si spande lungo la costa e ti entra con forza nei polmoni quando spira il levante. Erano sensazioni e profumi che la donna aveva provato e respirato sin da bimba, restandone per sempre inebriata.

Il nonno paterno Giovanni Maria Orecchioni (al quale è stata dedicata la via centrale del borgo), seduto sulla panchina di granito nel cocuzzolo di Liscia di Vacca nelle calde serate di estate, le indicava, puntando l’indice e facendolo girare per trecentosessanta gradi, tutto ciò che lo sguardo poteva contenere. “Un giorno tutto questo sarà tuo”, le diceva accarezzandole i capelli. E Maria Orecchioni sorrideva, felice d’essere nata in un angolo di paradiso che, negli anni Sessanta, si è trasformato nel più ricercato ed esclusivo centro vacanze del Mediterraneo, la Costa Smeralda appunto.

Maria Orecchioni aveva ereditato oltre cinquecento ettari di terreni che andavano da Liscia di Vacca sino alle spiagge del Pitrizza, inoltrandosi sulla collina che sovrasta Porto Cervo e sconfinando con Monti di Mola, il monte Moro che domina l’intera Costa Smeralda. Un immenso patrimonio immobiliare che non ha mai fatto impazzire l’ultima ‘signora degli stazzi’, la quale ha sempre voluto vivere accanto alla casetta (il vecchio stazzo) di granito in cui era nata ed è morta, poco più di un mese fa.

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Maria Orecchioni adorava l’estate e l’attendeva con ansia ogni anno, regalandosi nelle lunghe serate d’inverno le “cene del sabato” tra amici che di volta in volta venivano invitati nello stazzo, dove era in funzione una vecchia cucina (rimasta intatta) e l’antica ‘ciminea’ (il camino) realizzata da nonno. Lì il fuoco non mancava mai, sempre attizzato dal fidatissimo Angelo Corda, ‘lu fiddol d’anima’ (il figlio adottivo) che le è rimasto accanto sin dal 1966. Angelo Corda, che oggi ha settant’anni , era arrivato a Liscia di Vacca da ragazzino, seguendo le note del juke box che allietava i fine settimana degli abitanti della Cussorgja (le contrade galluresi) e i pochi turisti che timidamente si affacciavano a “La Contra”, una balera alla buona che Tosino Anfossi, un professore di disegno originario di Sassari incaricato di insegnare nella appena istituita scuola media di Arzachena, aveva voluto aprire davanti allo stazzo di famiglia.

Tosino Anfossi (deceduto nell’ottobre del 1992) aveva sposato nel 1964 Maria Orecchioni con immensa felicità dei familiari, che vedevano “finalmente” sistemata ad un “buon partito” (un impiegato statale) la loro figlia, alla quale erano andati in dote i terreni di scarsissimo valore, si pensava. Tosino e Maria, intuendo quali fossero le future prospettive di sviluppo della zona dove abitavano, trasformarono la balera nella prima discoteca dell’epoca, e ‘La Contra’ divenne subito il punto di richiamo notturno della nascente Costa Smeralda. Vi suonava un complessino di Arzachena, tra i cui componenti c’era l’immancabile Angelo Corda, che aveva preso lezioni di chitarra da un giovane insegnante di musica sassarese (anche lui inviato dal provveditorato agli studi alle scuole medie di Arzachena), il chitarrista Armando Marrosu, un mostro sacro che ha studiato in Spagna con Emilio Pujol diplomandosi École normale de musique di Parigi. Un mito, per i ragazzi dell’epoca, ed uno dei più grandi maestri di chitarra classica che Sassari abbia mai avuto.

Dopo le esperienze da discoteca gli affari della coppia Orecchioni-Anfossi si concentrarono sulla compravendita immobiliare, cedendo diverse centinaia di ettari di terreno a costruttori che, negli anni, hanno realizzato Castel Cervo (a ridosso di Liscia di Vacca) e altri insediamenti residenziali immersi nel verde e nei graniti della Costa Smeralda, tra i quali il Pitrizza. Maria Orecchioni non si è mai montata la testa, restando sempre quella donna semplice e ossequiosa che era nata nel più bello degli stazzi di Gallura, quello di Liscia di Vacca.

Dopo gli anni bui del banditismo sardo, dove i sequestratori di persona imperversavano in Gallura costringendo la famiglia Orecchioni a blindarsi dentro casa, era arrivato, all’improvviso, il decesso di Tosino Anfossi, stroncato da un male incurabile. Lo stesso che ha ucciso Maria Orecchioni, a distanza di 27 anni. Angelo Corda e i suoi familiari – la moglie Verena e i due figli Corinna e Tommaso – non hanno mai lasciato sola Maria un solo attimo, erano la sua famiglia e sono diventati i suoi eredi. Da anni il vecchio stazzo è stato trasformato in accueil e torre di controllo per gli elicotteri che atterrano nelle cinque piazzole di atterraggio e sosta, una struttura realizzata al servizio della Costa Smeralda da Angelo Corda.

Nell’omelia funebre, durante la cerimonia svoltasi nella chiesetta di Nostra Signora di Bonaria, a Liscia di Vacca – una chiesetta campestre che il nonno di Maria aveva contribuito a realizzare, a meta del Novecento -, il parroco di Porto Cervo, don Raimondo Satta, ha ricordato la figura della “signora degli stazzi” leggendo stralci di un articolo che Sardinia Post aveva dedicato, alcuni mesi fa, alla pioniera del turismo in Gallura.

Giampiero Cocco

 

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