Muore dopo intervento al Brotzu, la soffiata del ‘corvo’: “Errore medico”

“Signora, siamo molto dispiaciuti ma suo marito non è morto per un caso, non è stata una terribile disgrazia”. Inizia così la lettera anonima, scritta su carta intestata dell’ospedale Brotzu di Cagliari, inviata alla moglie di Davide Colizzi, il 49enne morto il 24 maggio dopo tre giorni di coma. Alla donna, sentita come persona informata sui fatti dalla Procura, i medici avrebbero parlato genericamente di “complicazioni” durante un intervento chirurgico al quale il marito era stato sottoposto per la sostituzione di una valvola aortica. Ma quella missiva anonima l’ha convinta a rivolgersi alla magistratura, chiedendo che venga fatta chiarezza sulle cause della morte del marito. E la lettera – pubblicata per stralci oggi su alcuni quotidiani – ipotizza un problema all’apparecchiatura che garantisce la circolazione extracorporea durante l’intervento.

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L’anonimo scrive come se fosse presente ai fatti, oppure vuol farlo credere a chi legge. Racconta di quando è stata somministrata l’eparina, piazzate le cannule, e quando dopo l’avvio della circolazione extracorporea qualcosa in sala operatoria inizia ad andare storto. Dice che si sarebbero formati “coaguli che impediscono la circolazione sanguigna” e poi che “la macchina è del tutto bloccata”, puntando l’indice sul cardiochirurgo Emiliano Maria Cirio, ora indagato dalla Procura con l’ipotesi di omicidio colposo. “Il tecnico – sostiene il ‘corvo’ – gli dice che la macchina non funziona, ma lui prosegue”. La lettera anonima si chiude con un messaggio rivolto direttamente ai parenti: “Niente vi può restituire il vostro caro, ma l’errore deve essere riconosciuto”. Ma non è la prima volta che nel reparto si segnalano veleni o lettere anonime. Nel 2006 sempre una lettera portò all’iscrizione nel registro degli indagati di quattro cardiochirurghi. L’indagine venne archiviata perché nei loro confronti la Procura non ravvisò reati.

Foto Roberto Pili

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