Mentre circa duecento migranti protestavano in via Cadello a Cagliari, bloccando la strada, all’ospedale San Giovanni di Dio si sono svolti i funerali del ragazzino somalo di 15 anni, Abshir Ali Nur, morto per problemi polmonari dopo lo sbarco della scorsa settimana. Le esequie sono state organizzata dall’Azienda ospedaliera universitaria che ha coinvolto anche il Comune di Cagliari.
L’orazione funebre è stata presieduta da un imam, presente tutta la comunità somala che vive in città. La salma di Abshir è stata poi trasportata al cimitero di San Michele, dove altri tre imam hanno completato il rito. Presenti il commissario straordinario e il direttore amministrativo dell’Aou, Giorgio Sorrentino e Vincenzo Serra, e l’assessore comunale alle Politiche sociali Luigi Minerba.
“Il ragazzino aveva detto che stava bene – racconta un mediatore – ma si riferiva al fatto di essere felice per aver finito il suo viaggio e raggiunto finalmente l’Italia. Il suo stato di salute, invece, era molto preoccupante. Pesava poche meno di quaranta chili, era visibilmente denutrito”. I medici del San Giovanni hanno tentato in tutti i modi di salvarlo, ma non c’è stato nulla da fare. La morte di Abshir, arrivato da solo in Sardegna, ha colpito profondamente gli operatori sanitari, tanto che l’Azienda ha deciso di organizzare il funerale.
Il 15enne era uno dei tanti bambini giunti a Cagliari con l’ultimo maxi sbarco, quasi 700 persone. “Ci sono bimbi di pochi mesi – sottolinea la mediatrice Genet W.Keflay, dell’ associazione Corno d’Africa – molte delle donne arrivate sono vittime di violenza sessuale nel loro paese d’origine e sono fuggite portando via i loro figli”. (foto di Roberto Pili)