ARCHIVIO. L’ex Manifattura quasi pronta per la seconda vita: dai tabacchi ai creativi

Ci sono due certezze al momento sul futuro della Manifattura tabacchi a Cagliari. La prima è che il termine dei lavori di ristrutturazione degli edifici è previsto per il 23 dicembre – anche se in realtà il termine potrebbe slittare, seppur di poche settimane. La seconda è che una volta completati i lavori quegli spazi ospiteranno la fabbrica della creatività, più o meno come ipotizzato dalla Giunta Soru all’indomani dell’acquisizione della struttura da parte della Regione. Una certezza, almeno confrontandosi con il sindaco di Cagliari Massimo Zedda e con l’assessore alla Cultura della Giunta Pigliaru Claudia Firino. L’unico dubbio, semmai, sono i tempi, le modalità e le risorse che verranno impiegate per rendere viva un’idea che da sette anni è rimasta sulla carta, e che oggi più di allora si rende necessaria per dare nuovo impulso alla vita culturale ed economica di questa città.

Domani arriva il verdetto sulla Capitale europea della cultura 2019 e la Manifattura riveste un ruolo importante nel dossier presentato a Roma dalla Giunta Zedda. Nell’attesa vale la pena riflettere su quel luogo, che potrebbe essere uno dei punti cardine di una città che punta sulla cultura come motore di sviluppo – riflessione, in realtà, che va fatta a maggior ragione se Cagliari non dovesse diventare la Capitale europea della cultura. La fabbrica della creatività può essere un luogo dedicato alla produzione artistica, che favorisca la nuova imprenditorialità, specie giovanile. Con atelier di architetti e designer e laboratori artigiani. Studi di pittura e scultura. Spazi per le start-up. E ancora teatro, musica, cinema. Un centro polivalente collegato con tutta la “filiera” culturale cittadina (e non solo). In tutta Europa le fabbriche dismesse e gli edifici di archeologia industriale vengono recuperati e ripopolati soprattutto dalle nuove generazioni che operano nel campo della creatività, della cultura, del Web. In una sorta di passaggio di consegne simbolico dall’economia industriale all’economia della conoscenza.

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La Manifattura è una specie di punto di raccordo tra la zona del porto e i quartieri storici della città. Si affaccia quasi sul mare e la sua posizione è importante anche in chiave turistica, in grado di accogliere le persone che sbarcano dalle navi o arrivano dall’aeroporto nella zona di via Roma. Dal cancello di viale Regina Margherita guarda la Marina e sulla destra conduce verso il Bastione. Un quartiere in miniatura (ma neanche tanto) che dal giorno in cui la fabbrica è stata dismessa – quasi venduta dal Demanio per 500 milioni di euro e poi passata alla Regione dopo un lungo contenzioso – è stato aperto alla città poche volte in via del tutto eccezionale (i due Festarch, il Forum del libro), e poi chiuso fino ad oggi per i lavori di ristrutturazione. “Questo luogo ora deve riniziare a produrre. Non più tabacchi ma cultura”. L’architetto che dirige i lavori all’interno della Manifattura ha le idee piuttosto chiare in merito al futuro della struttura. Secondo Riccardo Cianchi, che ci guida in un piccolo tour tra le corti, le vie dell’ex fabbrica e le sale, la Manifattura ha una vocazione fortissima a diventare il luogo centrale della produzione culturale a Cagliari. I lavori sono iniziati nel maggio 2011 e avevano la finalità di restaurare e recuperare parte della struttura con degli interventi assolutamente non invasivi, mantenendo il più possibile i materiali originali. I lavori sono costati oltre dieci milioni di euro ed hanno riguardato un’area di 14.000 metri quadri. Per completare gli interventi di ristrutturazione – in particolare nella prima corte, che comprende anche gli ex alloggi e uffici della fabbrica, la cappella e così via, per un totale di circa 10.000 metri quadri – servirebbero molti altri soldi che al momento non sono stati stanziati. La prima tranche di finanziamento è stata erogata dalla Giunta Soru (7,5 milioni), altri tre milioni sono arrivati dalla Giunta Cappellacci.

“Questo luogo è importantissimo anche sul piano urbanistico”, dice l’architetto. “È una sorta di cerniera tra la parte alta della città e la zona del porto. In futuro consiglierei di abbattere le mura che danno sul mare per rendere più aperti e visibili gli spazi e integrarli maggiormente con il resto della città. Così pure le mura che danno in vico Lanusei”. Cianchi mostra una delle sale più ampie della Manifattura, circa 2.500 metri quadri che, secondo l’architetto, potrebbero essere interamente dedicati a laboratori e alla produzione culturale in generale. Uno spazio enorme – e solo uno dei tanti spazi disponibili – che l’architetto immagina come un percorso tra artigiani, designer, pittori. In una sala che potrebbe ospitare il cinema ancora si sente l’odore del tabacco. “Qui c’erano gli impianti di lavaggio del tabacco, questo odore non andrà mai via”. Ed è anche questo uno degli elementi di maggior fascino del luogo, che conserva le tracce di una storia iniziata – pur tra mille vicissitudini, cambiamenti, danni radicali e ricostruzioni – più di cinque secoli fa. E che finalmente pare essere sul punto di essere restituita alla città.

Andrea Tramonte
(articolo e foto)

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