L’assalto al portavalori, un allarme disinnescato in anticipo. Chi è stato?

E’ l’interrogativo chiave delle indagini: lunedì chi ha disinnescato l’allarme del portavalori? Su questo domanda – ancora senza risposta – si stanno concentrando gli inquirenti per fare luce sull’assalto alla sede della Vigilanza Sardegna, in via Dessanay a Nuoro. E poi c’è anche un altro mistero: perché i soldi, che pure erano custoditi dentro il caveau del furgone, non sono stati sistemati dentro le valigette che hanno il sistema di “macchiatura” delle banconote?

Dunque, emergono diversi punti oscuri sulla rapina di lunedì: il commando armato di kalashnikov e formato da dieci uomini, ha potuto mettere a segno il colpo grazie a svariati “aiutini”. Intanto: l’allarme satellitare del furgone portavalori è stato spento in anticipo, racconta L’Unione Sarda oggi in edicola. E su questo fronte le ipotesi sono due: qualcuno, dalla sede centrale di Cagliari, è stato complice? Oppure: la banda di Nuoro aveva un dispositivo capace di neutralizzare l’allarme?

Di certo i soldi trasportati da Cagliari erano custoditi nella cassaforte del portavalori. In tutto 4 milioni e 840mila euro che sono stati prelevati dalla Banca d’Italia a Cagliari per essere trasferiti nella sede cittadina dell’istituto di credito, in via Grecale. Durante tutto il viaggio quel carico di denari, in teoria, era al sicuro, visto che nel caveau del blindato c’è un sistema chiamato “spuma block“, il quale blocca l’apertura. Però è venuto fuori che i soldi, a loro volta, non erano stati sistemati nelle valigette che macchiano le banconote in caso di apertura forzata dello stesso caveau.

L’ipotesi che insieme al commando abbia agito un basista, anche a distanza, da subito è stata presa in considerazione dagli inquirenti. Perché il colpo è sembrato “troppo perfetto”. E adesso che i dettagli si sommano, sempre più particolari sembrano confermare la presenza di un undicesimo uomo. Ieri sono state trovate le usate dai rapinatori. Ma dei dieci uomini armati nessuna traccia.

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