L’assalto al portavalori, si cerca il basista. Un colpo “troppo perfetto”

Non ci sono ancora prove né intercettazioni telefoniche. Ma tutto fa pensare che la rapina di Nuoro, con l’assalto alla sede di Vigilanza Sardegna e a un portavalori carico di soldi (si parla di 8 milioni), sia stata compiuta con la complicità di un basista. Perché il colpo è risultato troppo perfetto.

Il primo particolare saltato all’occhio degli inquirenti è stata la tempestività dei rapinatori: il commando formato da almeno dieci uomini è entrato in azione appena i soldi sono stati scaricati dal portavalori e prima che finissero nel caveau. Ovvero, giusto nel momento in cui i denari erano “scoperti“, cioè non poteva funzionare né il sistema di “macchiamento” delle banconote né la loro distruzione.

Difficile pensare che si sia trattato di una casualità, difficile credere che il commando si sia affidato al destino, lo dimostra la stessa organizzazione dell’assalto: tre rapinatori sono scesi nello scivolo del garage, altri due sono saliti negli uffici per bloccare l’allarme, e poi una guardia giurata sequestrata e usata come scudo umano, per scoraggiare il conflitto a fuoco. Insomma, ogni mossa è stata studiata nei minimi particolari. Probabilmente con la complicità di un basista, di una persona molto informata, vista la perfezione del colpo messo a segno.

Ovvio che per dare la caccia al presunto basista non servirà passare al setaccio le immagini del circuito chiuso, sebbene quelle potranno fornire particolari utili per dare un nome e un volto agli uomini del commando. Gli inquirenti, piuttosto, si dovranno concentrare sui tabulati telefonici, per scovare strane ma utili coincidenze. Per cercare quelle chiamate dove ci può essere stato il passaggio di informazioni riservate. Quelle hanno permesso di conservare intatti gli otto milioni di euro finiti nelle mani dei rapinatori.

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