Louis ai fratelli: “Vi ho cercato per 18 anni”

“E’ come se avessi avuto dentro di me un vulcano acceso per tutta la vita. Oggi si è spento”. Louis, appena varcato il cancello della casa paterna in piazza Sant’Antonio, ha visto, tutti assieme le otto sorelle e i due fratelli correre verso di lui per abbracciarlo.

Erano le nove di stamattina, la mattina di domenica 17 novembre 2013, e Louis Lorenzo (questo il suo cognome all’anagrafe francese) era reduce da una notte insonne trascorsa ad Alghero nella casa di una zia paterna che lo ha ospitato subito dopo l’arrivo nell’aeroporto di Fertilia, sabato a tarda notte. “Cosa ho provato? Quando c’è la genetica di mezzo – è la risposta – non vedi il lato positivo o negativo: vedi l’amore e l’affetto. Sono felice per essere finalmente riuscito a realizzare il mio sogno: trovare mio padre e la mia famiglia d’origine”.

Quando ieri pomeriggio è partito da Lione, era certo che il suo lunghissimo viaggio alla ricerca delle radici – che negli anni l’aveva portato in tante altre parti d’Italia – stava per concludersi. Un anno troppo tardi. Perché Luigi Garippa, ziu Carbone, come lo chiamavano in paese, suo padre, è morto nel maggio dello scorso anno. Sarebbe bastato poco, pochissimo, per riuscire a riabbracciarlo. Se solo quella zia materna gli avesse detto un po’ prima che, se voleva proprio ritrovare la famiglia, doveva andare a cercarla in Sardegna.

E’ l’unico, enorme, rimpianto: “L’ho cercato per diciotto anni in Calabria e nel sud Italia. E pensare che tutti gli anni venivo in Sardegna per le vacanza: Porto Cervo, San Teodoro... Due anni fa ero a Budoni e mi separava dai miei fratelli solo qualche ora di macchina. Se solo lo avessi saputo…….”

Perché poi, appena ha saputo, è stato facile: una ricerca su Google ed ecco il numero di telefono del padre. Poi la telefonata. Quella breve iniziale incredulità, poi l’interprete che conferma: si sono loro, ce l’hai fatta Louis. Il vulcano ha cominciato a spegnersi in quel momento.

Si era acceso 47 anni prima, tanti sono gli anni della vita di Louis, quando assieme a Veronique, la sorella di un anno più giovane (nella foto), era finito in orfanotrofio. Il padre era andato via, la madre era uscita di senno. Poi diciotto anni là dentro, quasi da subito totalmente solo. Già, c’è un altro “re-incontro” nella vita di Louis. Aveva quasi trent’anni quando ha ritrovato Veronique, il primo pezzo della sua famiglia.

Veronique Lorenzo

A Orgosolo ha fatto presto ad ambientarsi. Lui, che parla solo francese, ha subito cominciato a chiamare “mamma” zia Mariangela, la madre dei suoi fratelli orgolesi. Poi è andato al cimitero a visitare la tomba di quell’uomo al quale somiglia come una goccia d’acqua. Non fa altro che chiederlo a tutti: “Davvero gli somiglio tanto?”, domanda non fidandosi dell’evidenza delle fotografie. “Sì, in modo impressionante – è l’immancabile risposta – come una goccia  d’acqua”.

Il pranzo è stato una festa. Il tavolo imbandito di ogni ben di Dio, di tutte le bontà che Dio ha regalato alla Barbagia: prosciutto e salsicce di casa, ravioli forgiati dalle mani delle sorelle, maialetto e capretto arrosto . Un pranzo lunghissimo tra lacrime trattenute, risate corali e racconti. “Siamo così felici che ci sembra che sia tornato a casa nostro padre – dice Marianna Garippa, una delle otto sorelle – E’ proprio come se babbo ci avesse voluto fare un regalo da lassù. Louis è identico a lui, ha le sue stesse nobiltà d’animo e generosità. Perché mio padre non era ricco, ma aveva una ricchezza inesauribile di bontà e umiltà. Ci insegnato ad avere buoni rapporti con tutti, a essere ospitali e ad aiutare sempre gli altri. A chi gli diceva che dieci figli erano troppi, rispondeva sempre che la ricchezza più grande non sono i beni che uno possiede, ma è la gente che ti circonda con tutto l’affetto e l’amore che ti può dare”.

Nel primo pomeriggio, l’arrivo degli altri parenti, per il caffè. Ed ecco gli zii paterni che se lo contengono, vogliono che vada anche a casa loro, e Louis li asseconda. A sera, infatti, è sfinito, riesce solo a dire: “Sono stravolto ma felice. Finalmente anche per me è arrivato il momento della felicità”.

Resterà ancora qualche giorno a Orgosolo. Poi partirà perché il lavoro l’attende (è un affermato coiffeur a Lione) e poi tornerà. Adesso vuole solo riposare un po’, affidandosi alle cure di mamma Mariangela e dei fratelli. Già si sono sentiti, all’inizio della fiaba, cioè il primo novembre, quando fece la prima telefonata. “La cosa che mi ha colpito di questa donna – racconta – è che quando l’ho chiamata al telefono raccontandole la mia storia, mi ha accolto come un figlio dicendomi che era molto addolorata che io e mia sorella fossimo cresciuti in orfanotrofio e che se avesse saputo sarebbe venuta a prenderci. A Orgosolo ho trovato una mamma e una famiglia straordinari”. E lei, Mariangela Succu, la moglie settantunenne di ziu Carbone: “Io ho cresciuto dieci figli, ma come ho cresciuto i miei avrei potuto crescere Louis e la sorella. Purtroppo quel che è fatto è fatto e non posso rimediare al dramma che hanno vissuto. Ma d’ora in poi starò loro vicina come se fossero miei figli. Ora aspetto solo di abbracciare Veronique”.

Maria Giovanna Fossati

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