La Nato schiera in Italia il drone-spia: nuova allerta nelle basi della Sardegna

Nei cieli italiani torna l’allerta massima, sebbene il livello di guardia sia sempre rimasto alto dal 5 gennaio scorso, quando la guerra in Libia ha toccato il suo picco di emergenza (leggi qui). La nuova condizione di rischio, che riguarda anche le basi della Sardegna, è legata al Global Hawk, il drone-spia della Nato, da oggi a disposizione nella base di Sigonella, in Sicilia. Si tratta di un velivolo super tecnologico che viene pilotato in remoto. Ha un motore Rolls-Royce, è lungo 14 metri e con un’apertura alare di quasi 36.

Il Northrop Grumman Rq-4 Global Hawk – questo il nome completo – è un drone da ricognizione usato dall’Aeronautica americana. Pesa 3.850 chili e può viaggiare per trenta ore (o 22mila chilometri) senza aver bisogno di essere rifornito. L’arrivo del drone-spia è stato accomapgnato da un cerimonia ufficiale nella base catanese. C’erano Ail segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg; il presidente del comitato militare dell’Alleanza, Stuart Peach; il comandante supremo delle forze alleate in Europa, Tod Wolters; il sottosegretario alla Difesa, Giulio Calvisi, che ha sostituito il ministro Lorenzo Guerini impegnato in una riunione a Roma.

Con l’arrivo del Global Hawk in Sicilia è ovvio che l’intero spazio aereo italiano diventi ancora di più un obiettivo sensibile, soprattutto in considerazione del fatto che lo schieramento del drone-spia a Sigonella avrà una precisa funzione rispetto ai delicati equilibri del Medio-Oriente. Di qui appunto l’allerta massima anche nelle due basi sarde dell’Aeronautica, quella di Decimo e l’altra di Capo San Lorenzo, nel Sarrabus. Secondo una prima indiscrezione pubblicata sul sito SputnikNews, il drone-spia sarebbe stato avvisato in Crimea, la penisola afacciata sul Mar nero e che appartiene all’Ucraina, ma di fatto è sotto il controllo amministrativo della Russia.

Sono quindici i Paesi europei coinvolti nello sviluppo del drone-spia che nello specifico verrà impiegato sia per eventuali operazioni in Libia che in tutto il bacino del Medio-Oriente. Oltre all’Italia e agli Stati Uniti, al programma Ags, legato appunto al Global Hawk, lavorono Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Germania, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Polonia, Romania, Slovacchia Slovenia.

Ogni singolo drone-spia costa 222 milioni e 700mila dollari, comprese le spese per lo sviluppo delle sue funzioni. per questa ragione l’accordo che sta alla base del programma Ags prevede la proprietà collettiva del velivolo. Significa che tutti gli alleati hanno anche uguale diritti nell’accesso alle informazioni raccolti dal Global Hawk durante i voli. Il drone viaggia a una velocità di massima di 650 chilometri orari e ha una capacità di carico che arriva a 10.400 chili.

Gli Stati Uniti sono il Paese che dispone del maggiori numero di Global Hawk, pari a 34. Seguono l’Australia con sei, la Nato con cinque e la Corea del Sud con quattro. Il drone viene utilizzato anche con funzioni di sorveglianza: a bordo c’è infatti un complesso software che permette di localizzare con estrema precisione gli armamenti e quindi ottimizzare la strategia militare.

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