La mamma di Manuel porta fiori nella buca diventata la tomba del figlio

Ciclamini bianchi per Manuel. Nella buca lungo le rive del lago Omodeo li ha portati Fabiola Balardi, la madre del 18enne di Macomer ucciso l’11 settembre da un branco di coetaneo, in quello stesso giorno in cui Manuel Careddu era misteriosamente sparito da casa. Da allora più nessuna notizia, sino all’11 ottobre, quando cinque giovani – tra cui due minorenni – sono stati arrestati con l’accusa di concorso in omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Si tratta di tre ghilarzesi di vent’anni, Christian Fodde, Matteo Satta e Riccardo Carta, e di due minorenni (uno di Ghilarza, mentre la ragazzina è originaria di Macomer e residente ad Abbasanta. Martedì le manette sono scattate per Nicola Caboni, 19 anni, anche lui di Ghilarza, accusato di soppressione di cadavere.

Il corpo di Manuel è stato trovato in campagna, vicino alle rive del lago Omodeo. Il 18enne è stato sepolto lì, dopo essere stato brutalmente ucciso a picconate, con la quel il cranio di Manuel è stato devastato, con fratture in più punti. Il cadavere di Manuel è stato ritrovato il 17 ottobre, in una buca profonda appena venti centimetri, dove la mamma di Manuel ha lasciato i ciclamini. Ma lì, riporta La Nuova Sardegna oggi in edicola, qualcuno ha lasciato anche dei crisantemi fucsia.

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Sui ruoli avuti dai giovani nell’omicidio di Manuel la Procura di Oristano non ha anche rivelato dettagli. Ma sembra che il brutale omicidio sia stato ricostruito alla perfezione. Anche grazie a una cimice sistemata nell’auto di Fodde, i cui dialoghi si sono rivelati decisivi prima per chiudere il cerchio sul ‘branco’ che ha ucciso Manuel e poi per capire cosa sia successo quell’11 settembre, quando a Manuel dovevano essere consegnati dei soldi per la droga acquistata. Invece gli venne tesa la trappola mortale. Ieri Caboni, il sesto ragazzo arrestato, ha risposto per tre ore alle domande del Gip, durante l’interrogatorio di garanzia nel carcere di Massama (Oristano).

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