VIDEO. La body art e quel sottile piacere degli uncini sottopelle

Attenzione, i deboli di cuore (e di stomaco) non leggano oltre. Perché qui si parla di aghi che bucano a fondo la pelle, di giovani affascinati dal dolore, di uncini e cavi d’acciaio che sollevano i corpi e li sospendono nel vuoto: in due parole, di body art.

Domenica scorsa, in uno spazio privato vicino a Pula, si è svolto il primo evento isolano di body suspension: “Flying in Sardinia”, organizzato dallo studio di tatuaggi Elegant Ink, ha offerto a sei ragazzi isolani un’esperienza decisamente fuori dal comune, quella di dondolare per aria mettendo alla prova emozioni personali, autocontrollo e resistenza fisica.

Una prima domanda sorge spontanea: perché? La ricerca di sensazioni forti basta a giustificare una pratica che sa tanto di autolesionismo fine a se stesso? “Ho voluto portare il mio corpo al limite e decidere di superarlo – ci spiega Alessandro Daga, 25 anni e piercer di professione – prendendo coscienza del fatto che, volendo, si può superare qualunque soglia di dolore fisico ed emotivo”.

Chi ha poca dimestichezza con la body art trova difficile scovare la bellezza in pratiche simili, dato che non sembra ci sia nulla di particolarmente artistico nel farsi trafiggere con uncini da macellaio; altri dubitano che rituali del genere abbiano davvero un senso nella nostra società.

E siamo sicuri che non sia pericoloso? “Abbiamo organizzato tutto rispettando le norme di igiene e sicurezza in modo che le persone si potessero abbandonare alla sospensione con serenità”, spiega Federico Marcia, in arte Fema, titolare dello studio di tatuaggi Elegant Ink di Pula. Per l’occasione ha invitato due professionisti della body art, Bruno Valsecchi e Giuseppe De Palo dell’Associazione Piercers e Tatuatori Professionisti Italiani, che vantano una lunghissima esperienza nell’organizzazione di eventi sull’arte del corpo.

I loro strumenti di lavoro? Guanti sterili, aghi, ganci e uncini in acciaio chirurgico, una profonda conoscenza del corpo umano con i suoi poteri e limiti. Che non ci siano particolari pericoli lo conferma Stefania Saccheri, medico anestesista al presidio ospedaliero “Sirai” di Carbonia: “Se si eseguono queste pratiche con una corretta disinfezione della pelle, aghi e guanti sterili monouso, e l’inserzione dell’ago uncinato è posto in zone ove la pelle è integra allora non ci sono controindicazioni. La pelle è un organo elastico e molto resistente, il posizionamento degli uncini non è mai messo a caso, ma in punti ‘forti’, posti cioè secondo regole dettate dall’anatomia. Ovviamente la pratica deve essere eseguita da personale competente, non improvvisato”.

Abbiamo chiesto cosa si prova a Diamante Murru, giovanissima tatuatrice cagliaritana che domenica dondolava sospesa a un albero: “Un’energia fortissima: una volta appesa ho sentito solo me stessa e le mie sensazioni, rese ancora più forti dalla complicità che si è creata con chi mi stava vicino per condividere quel momento così intimo e speciale. Quando ho aperto gli occhi ero circondata dalla natura, se li chiudevo mi sembrava di essere una foglia al vento. La mente ti si svuota da ogni pensiero e preoccupazione, tutto ciò che sentivo era energia pura, un senso di benessere”.

Jessica Usai, barista cagliaritana di 22 anni affascinata da sempre dalla body suspension, ci racconta così la sua esperienza: “Il mio corpo sembrava slegato dalla mente: l’ho vissuto come una sorta di passaggio spirituale per scoprire un senso più profondo del mio essere. Ho sentito tutte le sensazioni negative abbandonare la mia anima, ho annientato il dolore capendo dove la mia mente poteva spingersi”.

Entrambe sono pronte a ripetere l’esperienza soprattutto per provare nuove posizioni, dato che gli uncini possono essere fissati in punti diversi del corpo a seconda della sospensione che si vuole creare. Diamante Murru ha provato la posizione del loto, con i ganci fissati su schiena e ginocchia, “la sensazione di stare in altalena” e la suicide “che dà un senso di libertà, è molto dinamica e si può giocare col proprio corpo”.

Tra il pubblico, selezionatissimo per evitare un assembramento molesto di curiosi, c’era Ilaria Mura: “Non ho mai accettato il fatto che alcuni potessero fare così male al proprio corpo, li consideravo dei pazzi esibizionisti. Appena arrivata ho visto le funi appese all’albero e ho provato ansia e preoccupazione, allo stesso tempo ero incuriosita. Poi ho visto dei professionisti al lavoro che si muovevano con la massima attenzione per l’igiene. Ho realizzato che dietro a questa pratica c’è una preparazione spirituale che ti aiuta a conoscere il tuo corpo come nient’altro può farlo, che ti porta a capire fino a che punto ti puoi spingere, fin dove arrivano le tue paure e ti lasci andare. Vedere queste persone sospese in aria è stata un’esperienza bellissima, affascinante”.

“La musica, il posto in mezzo alla natura, l’energia, tutto il contesto crea un momento magico – prosegue Mura – per un attimo ho avuto voglia di provare, volevo volare e sentirmi libera da tutto e da tutti, solo io e il mio corpo, niente paure, niente preoccupazioni, niente insicurezze o cattivi pensieri”.

E i dolore? Alessandro Daga rassicura: “Nulla di insopportabile né insuperabile. Anche un tatuaggio è doloroso, anche un piercing, ma sono cose che siamo abituati a vedere per strada e non fanno più impressione. Il dolore iniziale passa, una volta che si inizia a dondolare sul vuoto”.

Francesca Mulas

IL VIDEO di Alberto Malizia – Attenzione: immagini sconsigliate ad un pubblico sensibile

IMMAGINI di Jessica Usai e Gabriele Pais

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