Isole delle storie, mattina in poesia. Angioni: “Così siamo sardi in Europa”

Incontro in punta di parole questa mattina in piazza Sant’Antiocru, a Gavoi. A contendersi le difficili letture dei versi Mircea Cartarescu e Gian Mario Villalta, poeti diversi e distanti nella provenienza geografica e nell’esito letterario. In particolare Gian Mario Villalta è anche direttore artistico di un altro importante Festival italiano, Pordenone Legge. Mircea Cartarescu è invece considerato la voce più importante della poesia contemporanea in Romania. “Fare un Festival è un mestiere che impegna e che si fa con passione – dice Villalta – E questo si vede qui Gavoi”.

Un incontro coordinato da Bruno Mazzoni, per la parte romena, e Giulio Angioni, per quella italiana. Oltre ai versi è stata però ancora una volta a parlare di Festival e del contributo che quest’arte sottile della parola, la poesia, dà e riceve dalle letture in pubblico e dalla volontà delle persone di conoscere i retroscena, e le motivazioni, che portano alla composizione in versi.

Ed è il professor Giulio Angioni, antropologo e scrittrore, uno dei fondatori del Festival, a tracciare un bilancio sull’Isola delle storie, a distanza di tredici anni dall’idea originaria che fu di Flavio Soriga. “Il Festival di Gavoi è nato da uno sguardo verso ciò che accadeva da altre parti, nel nord Europa, ma anche a Mantova e Pordenone. Qui a Gavoi è stato da subito un miracolo. Di cui ancora non mi so spiegare il perché. Quello che è chiaro è che la gente ha bisogno di queste cose. Da un punto di vista culturale e sociale, ma anche economico, è qualcosa di indispensabile. Sarebbe strano al contrario che queste cose non fossero nate anche in Sardegna. Non dimentichiamo che noi siamo ormai una normale regione europea che fa cose di avanguardia di tutto rispetto. È un modo di essere europei e di essere sardi in Europa. Credo che questa sia una risposta antropologica. Credo che il Festival sia una crescita, un adeguamento positivo, non solo un adeguamento di facciata o di imitazione di cose che accadono altrove. Il Festival di Gavoi è un esperimento riuscito e che di suo ha anche del nuovo. E secondo me ha del nuovo non solo per la Sardegna, ma anche per chi fa queste cose da altre parti”.

Davide Fara

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