Indiano, vegan, tradizionale o fusion? I sardi pronti per il cenone di Capodanno

Quest’anno ce n’è per tutti i gusti: chi predilige spezie e aromi forti, chi ama la tradizione, chi non rinuncia ai sapori tipici ma vuole osare proposte nuove. Ci sarà la cena indiana, quella bio al 100%, quella a chilometro zero. Secondo una previsione pubblicata pochi giorni fa da Confcooperative, la maggior parte degli Italiani festeggerà in casa la mezzanotte del 31 dicembre 2016 ma tre su dieci sceglieranno il ristorante o l’agriturismo, e la Sardegna non farà eccezione. Le proposte per un cenone fuori casa sono vastissime, per tutte le tasche e per tutti i palati, e la maggior parte dei ristoratori ha pensato a uno sconto per chi ha prenotato in anticipo.

La novità del 2016 in Sardegna è il veglione vegano o vegetariano: sono diversi i ristoranti che propongono un menu cruelty free, accontentando i sette italiani su cento che in Italia, secondo l’ultimo Rapporto Eurispes, sono vegetariani e quell’uno per cento vegano. Gintilla, ristorante con sede a Cagliari e a Porto Rotondo, per 60 euro prepara una cena senza nessun alimento di origine animale: si parte con gli antipasti con crema di patate viola con con chips di topinambur e praline croccanti di tofu, si prosegue con il riso al mango e ravioli con anacardi, spinaci e pere, per secondo rollé di seitan e infine panettone artigianale.

Menu a base di verdure e legumi, ma non solo, anche dall’indiano Tandoori di Quartu Sant’Elena: un buffet con pakoras, samosa, biryani, channa innaffiati da spezie e aromi orientali per appena trenta euro.

Il costo sale, invece, se si guarda alle proposte nei ristoranti tradizionali: il cenone parte dai quaranta euro per menù a base di terra e mare con i piatti sardi (salumi e formaggi, carne e pesce arrosto, malloreddus) e può arrivare oltre i cento, centocinquanta euro vini esclusi per le tavole preparate dagli chef più rinomati. Non solo cotechino, salmone e lenticchie: i piatti classici sono sempre più spesso arricchiti da sapori nuovi e lime, passion fruit, pistacchi, quinoa, rosa canina, topinambur, salse al vino e mostarde di frutta non mancano nelle cucine più raffinate.

Lo chef Luigi Pomata propone ben tre menù a prezzi diversi, da 50 a 130 euro, nel suo locale cagliaritano: nella proposta ‘Ristorante’ ci sono gamberi con tartufo e spuma di patate  e tiramisù di zucca con seppie per antipasto, come primo tortelloni con burrata e scampi e riso con ragù di faraona, per secondo filetto di baccalà con crema di vino e filetto di manzo, oltre a dolci e contorni vari. Piatti forti della cena a Villa Asquer, Tuili, proposta dallo chef Jacopo Lenza sono il carpaccio di pesce spada con grana e pistacchi, i cavatelli con pomodorini, crostacei ed erbette, le orecchiette con guanciale, melanzane e ricotta mustia, lo stracotto di vitella al bovale e mandorle. La cena di Roberto Serra, chef di Su Carduleu ad Abbasanta, sposa i piatti tradizionali sardi con i accostamenti nuovi: dentice con erbe, fiori  e brodo di camomilla, vitella con topinambur e carignano del Sulcis, prosciutto di anatra con arance e peperoncino.

I sette sardi su dieci che sceglieranno la cena casalinga non risparmieranno molto rispetto a quelli che andranno il ristorante: secondo Confcooperative le famiglie italiane spenderanno circa 106 euro per allestire la cena di San Silvestro. 60 milioni di bottiglie di spumante e prosecco made in Italy sono già pronte per il brindisi di mezzanotte.

Francesca Mulas

 

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