Il record ‘buono’: la Sardegna è prima in Italia per donazioni di midollo osseo

Con 20.839 potenziali donatori di midollo osseo (erano oltre 26 mila nel 2014), la Sardegna è la prima regione in Italia per numero di iscritti facendo registrare un indice del 22,98% ogni mille abitanti.

Il registro della Sardegna, che ha sede all’ospedale Binaghi di Cagliari, è il quarto nato a livello mondiale. Esiste dal ’92 e da allora 196 donatori sono stati considerati compatibili, accettando il prelievo di modello sia n strutture nazionali che europee e internazionali, come il Nord America e l’Australia.

Nel 2015 si sono iscritti oltre 1.600 nuovi donatori e sette hanno già donato le cellule staminali. Il 75% delle donazioni avviene attraverso il prelievo di sangue periferico (una sorta di lunga donazione di sangue) e non attraverso il prelievo diretto nella zona lombare. Nella banca del sangue cordonale, nata nel 2010, sono stati effettuati, invece, circa duemila prelievi nei punti nascita della Sardegna.

I dati sono stati illustrati, nella settimana in cui si celebra il raggiungimento dei 25 milioni di donatori,
dall’assessore regionale della Sanità, Luigi Arru, dal presidente dell’Admo (Associazione donatori di midollo osseo), Licinio Contu, dal responsabile del Registro regionale, Carlo Carcassi, e dal direttore della Banca di sangue cordonale, Marino Argiolas. Per molti pazienti affetti da malattie ematologiche neoplastiche, come le leucemie, e non neoplastiche, come la talassemia, il trapianto di midollo rappresenta una valida possibilità di trattamento e guarigione. “Vogliamo ringraziare la generosità dei sardi che manifestano una straordinaria sensibilità in questo campo – ha detto l’assessore Arru – e il fatto che la Sardegna sia la prima regione italiana
per potenziali donatori ci riempie d’orgoglio. A breve partiranno una serie di azioni per implementare le donazioni”.

Secondo Contu “il numero di donatori è ancora insufficiente e la sensibilizzazione deve essere fatta tutto l’anno“. “Le cellule staminali non si comprano e quindi – ha osservato Carcassi – serve un sistema sociale che supporta la comunità”. Mentre Argiolas ha sottolineato che “con il sangue cordonale i neonati diventano donatori”.

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