Il calvario di Diana, la Difesa “Il male può solo peggiorare”. Ma chiede altri controlli

Chiede allo Stato, ministero della Difesa, che gli vengano rimborsate le spese mediche sostenute l’anno scorso per la terapia contro il tumore che l’ha colpito per via dell’esposizione all’uranio impoverito. Gli rispondono chiedendogli di sottoporsi a nuovi accertamenti medico-specialistici.  Questo benché quasi dieci anni fa lo stesso ministero l’abbia riconosciuto colpito da un male che può solo peggiorare.

Le battaglie del maresciallo Marco Diana, militare dell’Esercito, corpo dei Granatieri di Sardegna,  non sono finite. Pensava che il riconoscimento da parte della Commissione medico ospedaliera militare di Perugia e dell’ospedale militare di Cagliari della “infermità per cause di servizio”, col riconoscimento dello stato di superinvalidità”, fossero un titolo sufficiente per avere il rimborso delle spese.

Invece, ha ricevuto due lettere, entrambe datate 5 giugno, dal ministero della Difesa, direzione generale della previdenza militare (Previmil). Una gli comunica che la stessa direzione generale ha richiesto un parere tecnico-sanitario all’Ispettorato Generale della Sanità Militare (Igesan) per poter procedere al rilascio dell’autorizzazione al rimborso delle spese sanitarie. Nella seconda si attesta “di aver acquisito il parere tecnico-sanitario di Igesan e si chiede al Dipartimento Militare di Medicina Legale di Cagliari di voler sottoporre il ottufficiale Marco Diana a visita specialistica al fine di poter aggiornare le condizioni di salute del predetto compilando “la relazione in cui si attesti la necessità delle prestazioni sanitarie richieste per la cura dell’infermità riconosciuta, che la stessa non possa essere effettuata in idonea struttura sanitaria militare, la sussistenza del nesso di causalità tra la patologia riconosciuta dipendente da causa di servizio e le terapie richieste, e infine la sussistenza della necessità di un assistenza continuativa, anche specialistica”.

“Mi è caduto il mondo addosso, racconta Diana – E’ come se dovessi rincominciare tutto da capo. E’ come se i pronunciamenti del Ministero della Difesa e la sentenza della Corte dei Conti che attestano che ho diritto ai rimborsi per le spese che sostengo nell’ambito del piano terapeutico prescritto dall’I.E.O. di Milano, diretto dal professor Veronesi, non avessero più valore. Anzi, più precisamente, è come se venisse messo in discussione lo stesso piano terapeutico prescritto dall’I.E.O. dove, peraltro, se non mi presenterò ai controlli previsti, perderò la possibilità di continuare le terapie sperimentali. E’ come se, dopo più di dieci lunghi anni di terapie oncologiche, un numero infinito di interventi chirurgici, con le mie funzionalità vitali ridotte ai minimi termini, dovessi dimostrare nuovamente il mio stato di salute ampiamente documentato da decine di esami e relazioni mediche”.

Diana è anche amareggiato per il trattamento che ha ricevuto quando ha chiesto spiegazioni alle responsabile del Previmil: “Con tono freddo e distaccato, la dottoressa Isabella Cimmino mi ha risposto che ogni richiesta andava fatta per iscritto. Un atteggiamento che mi ha addolorato profondamente”.

Come se non bastasse, ai problemi col ministero si aggiungono quelli con la Asl 7. Il 12 giugno Diana ha comunicato al direttore generale Maurizio Calamida di voler rinunciare al servizio A.D.I. – assistenza domiciliare integrata – per i “gravi disagi” che ha dovuto patire in questi anni. “Dal primo luglio – dice – sarò senza farmaci e senza soldi per acquistarli. La mia vita è appesa a un filo. Qualcuno dovrà renderne conto”.

La richiesta di nuovi accertamenti è sorprendente. Infatti fin dal 4 marzo del 2004 un provvedimento ministeriale attesta che il maresciallo Marco Diana” è stato riconosciuto infermo per causa di servizio in modo definitivo a vita con possibilità solo di peggioramento”.

Carlo Martinelli

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