Iglesias, la palude dei veleni in città. E la bonifica del Rio San Giorgio non comincia

Della valle del Rio San Giorgio, a Iglesias, le cronache si sono già occupate in passato per denunciare lo stato di degrado ambientale in cui versa la zona a causa delle miniere di Campo Pisano, S.Giorgio, S.Giovanni e Monteponi. Ma non solo.

Non solo perchè alla deturpazione ambientale dovuta alle discariche minerarie completamente abbandonate si è aggiunta anche quella dovuta agli scarichi fognari urbani che quella parte della città di Iglesias scarica a “cielo aperto” senza alcun tipo di controllo proprio nel Rio San Giorgio. Con grave pericoloso per l’igiene e la salute pubblica.

Si, perché nel Rio San Giorgio, in località Capizza, a due passi dalla città, in mezzo a querce e sugherete, una volta luogo di scampagnate fuori porta, dove vivono anche alcune famiglie, si è creato un vero e proprio lago di liquami fognari da cui si leva un tanfo terribile. Una puzza che si sente anche dall’auto quando si percorre la Statale 126 in direzione Cagliari, appena superate le montagne dei fanghi rossi di Monteponi.

Esiste una centrale di eduzione acque, ma non è mai entrata in funzione. I macchinari sono inspiegabilmente spariti. Così, dopo aver costeggiato il depuratore di S.Giovanni, che però non tratta le sue acque, il Rio San Giorgio avanza col suo carico di colibatteri e sostanze minerarie inquinanti, mix micidiale di sostanze dannose, verso la palude di Sa Masa, in territorio di Gonnesa, che funziona come una sorta di enorme vasca di decantazione, per poi riversarsi nell’azzurro mare di Fontanamare, il mare tanto caro agli iglesienti.

Circa un anno fa, su proposta dell’allora assessore della Difesa dell’Ambiente, Giorgio Oppi, la giunta regionale ha approvato una delibera che dà parere favorevole alla compatibilità ambientale del “Progetto per la realizzazione del sito di raccolta in località San Giorgio – Casa Massidda in comune di Iglesias nell’ambito dell’intervento per il risanamento ambientale del Rio San Giorgio – Valle di Iglesias ed il sistema marino costiero di Fontanamare”, proposto dalla Igea SpA.

“L’intervento – si legge nella delibera – consente di confinare i residui contaminati all’interno di una struttura dotata di idonei presidi ambientali e contemporaneamente di restituire all’uso civile e produttivo decine di ettari di territorio”. Nella stessa delibera si sottolinea “la necessità e l’opportunità di realizzare anche “un sistema centralizzato di trattamento dei percolati permeati provenienti dai bacini sterili delle aree minerarie di Campo Pisano, S. Giovanni, S. Giorgio e dal sito di raccolta, oltre che dei reflui da dilavamento/permeazione della discarica dei fanghi rossi di Monteponi, ciò con l’obiettivo di proteggere il rio da ulteriori contaminazioni a valle della bonifica”.

Dunque la valutazione di impatto ambientale è stata emessa favorevolmente. Alcuni mesi fa pareva fossero state anche individuate le maestranze che materialmente avrebbero dovuto eseguire i lavori di bonifica del Rio San Giorgio: i lavoratori della ex Rockwool, che però alla fine non sono passati all’Igea ma all’Ati Ifras. I fondi per la bonifica comunque sono stati già stanziati dalla Regione: sono 25 milioni di euro l’anno per quattro anni a cui andranno ad aggiungersi altri otto milioni l’anno sempre per quattro anni.Però i finanziamenti sono ancora congelati dalla burocrazia regionale.

E il Rio San Giorgio? Continua, silenzioso, a trasportare il suo carico batterico e di morte lungo le anse della valle di Iglesias, nella palude di Sa Masa e fino all’azzurro mare di Fontanamare.Il Far west delle discariche minerarie continua nell’indifferenza generale e nel menefreghismo di una politica troppo presa da altri interessi.

Carlo Martinelli

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