Iglesias, la “guerra della cattedrale” divampa su Facebook

Un “concorso di idee” per adeguare il presbiterio della Cattedrale intitolata a S.Chiara, patrona della città di Iglesias. Parrebbe un problema per sacerdoti, adepti di confraternite e eventualmente storici dell’arte. Invece è diventato l’oggetto di una disputa sulla Rete, con tanto di pagine Facebook aperte per l’occasione. E una polemica durissima tra “conservatori” e “innovatori”, con un gruppo di fedeli nella prima categoria e, a sorpresa, la Curia nella seconda.

Ma andiamo con ordine. E’ una storia che viene da lontano, precisamente dal dal 1999 quando furono avviati i lavori di consolidamento di questo gioiello dell’antica Villa Ecclesiae. La cattedrale, edificata nel XIII secolo per ordine del Conte Ugolino della Gherardesca, è l’unica al mondo ad essere dedicata alla santa fondatrice dell’ordine delle monache Clarisse ed è considerata uno splendido esempio di stile romano-gotico e gotico-catalano insieme.

Dunque, iniziati come di semplice ‘consolidamento’, i lavori – grazie anche a finanziamenti comunitari per due milioni di euro legati al progetto “Cattedrali di Sardegna” e a fondi della Conferenza episcopale italiana per 300.000 euro – hanno interessato l’intera struttura e sono andati avanti nel più stretto riserbo – con un cantiere letteralmente blindato – fino al 2009. In questa fase sono esplose le prime polemiche dei fedeli con la Curia accusata di “nascondere” i lavori di restauro e di averli resi inaccessibili ai cittadini. I quali, come l’Unione europea e la Cei, sono tra i finanziatori dell’opera.

cattedrale iglesias altare

Infatti a stanziare dei fondi sono stati anche il Comune di Iglesias e (per il recupero della facciata e della torre campanaria: i lavori sono in corso e dovrebbero concludersi entro l’estate) la Provincia di Carbonia-Iglesias: 250mila euro.  Nel 2010, a febbraio, la prima risposta ufficiale della diocesi:  un comunicato che respinge come ‘destituite di ogni fondamento’ le accuse dei fedeli.  Quello stesso anno – a conferma del valore storico della cattedrale – la scoperta, sotto la pavimentazione rimossa, di un piccolo tesoro: ceramiche, brocche e calici, una collezione di circa 500 pezzi perfettamente conservati ed ora custoditi, insieme ai “gioielli” storici della cattedrale, gli argenti restaurati, nei locali della chiesa recuperati per lo scopo.

E siamo a oggi.  Cioè alle nuove polemiche attorno al “concorso di idee” bandito per “adeguare il presbiterio e l’altare alle nuove norme liturgiche perché non più funzionale alle cambiate disposizioni“. E anche per adeguare arredi, l’ambone, la fonte battesimale e il tabernacolo. Insomma un vero e proprio restyling. All’idea migliore, a quella cioè che “saprà meglio conciliare il linguaggio dell’arte contemporanea con i diversi stili artistici della chiesa”, andranno 80mila euro. Per il vescovo Giovanni Paolo Zedda e per gli architetti Gianluca Zini e Antioco Marongiu un’iniziativa all’avanguardia.

Non per le associazioni che hanno scatenato la polemica e aperto le pagine Facebook. Chiedono che  il presbiterio e l’altare vengano riportati allo stato in cui si trovavano prima dell’inizio dei lavori. Secondo loro non c’è alcuna necessità di “adeguare” l’altare. E a conforto della tesi “conservatrice” portano anche una “esortazione apostolica” di Papa Benedetto XVI del 2007 . Questa:  “Nelle chiese in cui non esiste la cappella del Santissimo Sacramento e permane l’altare maggiore con il tabernacolo, è opportuno continuare ad avvalersi di tale struttura per la conservazione ed adorazione dell’Eucaristia, evitando di collocarvi innanzi la sede del celebrante ”.

Per il Direttore della Commissione Diocesana d’Arte Sacra, Don Giovanni Pietro Garau, “queste affermazioni non corrispondono al vero in quanto proprio le norme del Concilio Vaticano II, precisate successivamente dalla Cei, aprono alla costruzione di nuove chiese e agli adeguamenti liturgici in quelle già esistenti in cui l’altare ritorni ad essere come in origine, rivolto cioè verso il popolo e in modo che il celebrante possa girarci intorno. Con l’antico altare il celebrante dava le spalle ai fedeli. Da qui l’adeguamento liturgico dell’altare”.

Poi ci sono argomenti di carattere tecnico, che tempo fa il vescovo di Iglesias, Giovanni Paolo Zedda, ha sintetizzato così:  “ I lavori di rinnovamento dell’altare della Cattedrale di S.Chiara si sono resi necessari perché il presbiterio su cui poggia l’altare non è più in grado di sostenere il suo enorme peso. Questa decisione è avvallata anche dalla Soprintendenza di Cagliari. Inoltre questa decisione è anche dettata dall’esigenza di rendere più fruibile la chiesa ai fedeli recuperando spazio . In ogni caso il vecchio altare non sarà accantonato ma sarà smontato e rimontato in un altro punto della chiesa”.

cattedrale iglesias come era

Le associazioni e i comitati spontanei per la salvaguardia dei monumenti non condividono , gridano allo scandalo e annunciano battaglia con manifestazioni pubbliche. Nella pagina Facebook  “Amici della cattedrale di S. Chiara di Iglesias” è stata lanciata l’iniziativa di inviare al vescovo una cartolina con su scritto:  “Io non sono d’accordo sul nuovo altare della Cattedrale “.

Le richieste dei “conservatori” sono precise. Si tratta non solo di ripristinare l’altare “nelle sue dimensioni e proporzioni originarie”, ma va anche “ricollocata la Cattedra lignea del Vinoglio, dono di Mons. Pirastru alla comunità iglesiente, che è stata rimossa”. E così pure vanno ripristinate “le dodici croci di consacrazione in ferro battuto e il pulpito rimosso negli anni Cinquanta”.

Ma, tra le associazioni, c’è anche chi si mette fuori dalla disputa. Italia Nostra, per esempio: “Ogni associazione farebbe bene ad occuparsi della propria materia – dice Stefano Priola, il referente per Iglesias – lasciando che argomenti delicati come i restauri e la conservazione dei beni artistici, culturali e monumentali siano affrontati da persone competenti e dalle associazioni titolate per questo. Nel caso particolare dell’altare della Cattedrale, aggiunge Priola, la nostra posizione è in linea con le decisioni assunte dalla Soprintendenza e dalla Curia in quanto l’altare che è stato rimosso era un vero pugno nell’occhio nel contesto architettonico generale della chiesa in quanto risale alla fine dell’800 e non aveva alcun che di artistico né di attinente con le linee architettoniche e storiche della Cattedrale, essendo un ammasso di marmi pesantissimi che gravavano ed ingombravano il presbiterio. I lavori di restauro in corso stanno cercando di restituire un immagine più aderente al contesto storico della chiesa e alle esigenze liturgiche”.

Il Vescovo Zedda, intanto, auspica che entro l’anno la Cattedrale possa essere finalmente restituita alla città e ai suoi fedeli col suo nuovo volto. Polemiche permettendo.

Carlo Martinelli

 

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