Iglesias, la crisi delle vocazioni ‘sfratta’ i ‘Frati neri’

La decisione ormai è presa. L’antica chiesa di Iglesias dedicata a S. Francesco sta per perdere la sua comunità di frati presente in città già dall’epoca pisana. La Provincia religiosa dei frati minori conventuali ha assunto infatti la decisione di lasciare Iglesias per una crisi di vocazioni. Infatti sono rimasti solo tre anziani frati a mandare avanti tutte le attività, sia religiose e spirituali, ma anche “sociali” di sostegno alle persone bisognose. A nulla sono valse, fino ad oggi, le tante manifestazioni e cori di protesta che si sono levati dalla comunità iglesiente. L’ultima appena qualche giorno fa. Alcuni gruppi corali si sono ritrovati nella vicina chiesa del Cuore Immacolato per un momento di preghiera sulle note dei canti liturgici. La scelta di un’altra chiesa perché i frati rispettano le proprie decisioni e rifuggono dalle proteste . Poi i gruppi e i fedeli hanno percorso le stradine del centro storico “senza scarpe” e con i ceri accesi, in una fiaccolata triste e suggestiva, per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’importanza che questa comunità religiosa, sempre molto riservata, ha da sempre rappresentato per la città di Iglesias.

Sono 7 le comunità sarde dei così detti “frati neri”. Probabilmente per una crisi di vocazioni il loro numero si è assottigliato sempre di più. Oggi in tutto sono una trentina. Da qui la decisione, assunta da loro stessi, di “rinforzarne” alcune a discapito di altre. Quelle che cesseranno la loro attività sono, oltre Iglesias, anche Tempio e S.Francesco di Cagliari. Mentre resteranno in attività quelle di Oristano, Sassari, l’Annunziata di Cagliari e Alghero. Quindi a lasciare il martoriato Sulcis Iglesiente non sono solo le industrie e una parte dell’apparato statale. Anche una parte della Chiesa, in una sorta di crisi identitaria, abbandona al suo destino un territorio che forse, più di altri, avrebbe invece bisogno di maggiori attenzioni e sostegni. Le cronache ogni giorno parlano dell’avanzata delle povertà estreme. Il Sulcis Iglesiente, di queste povertà, ne è permeato. E ancora non se ne è preso coscienza. Ora anche i frati minori gettano la spugna. Con grande dolore, va detto. Anche se il ministro provinciale dei frati minori, padre Salvatore Sanna, in occasione della solennità di S.Francesco, in una chiesa gremita di fedeli, ha assicurato che l’opera francescana continuerà. Ma, e senza con questo entrare nel merito delle scelte, forse sarebbe stato opportuno un momento di riflessione in più, sulle condizioni generali di questo territorio e sul ruolo che questa comunità religiosa avrebbe ancora potuto svolgere, soprattutto nei confronti dei più deboli.

C’è anche un altro aspetto che va evidenziato. Ed è quello “patrimoniale”. In sostanza la chiesa di S.Francesco e il suo convento sono divenuti patrimonio dello Stato già dal 1865 in virtù di una legge del Regno d’Italia che sopprimeva gli ordini religiosi. Ai frati fu comunque concesso di restare in città per officiare le funzioni religiose. Anche se furono privati di quasi tutti i loro beni di valore. All’inizio del ‘900 fu anche sconsacrata e rischiò seriamente di essere abbattuta (1914). Durante la grande guerra fu usata perfino come caserma in cui si produceva il pane per i soldati e per il popolo. Nel 1924 ci fu un restauro e nel ’28 fu riaperta al culto. I frati minori tornarono a Iglesias nel ’35. Nella chiesa è custodito anche il prezioso retablo di Antioco Mainas, risalente al 1560, rientrato dopo un restauro negli anni ‘90. Ma dopo la partenza dei frati minori, che ne sarà di questo patrimonio storico e culturale risalente alla prima metà del XIV secolo? Se dovesse prendersene cura la Curia Vescovile potrebbe ancora assolvere ai suoi compiti ecclesiastici e rappresentare un punto di riferimento per i bisognosi . E se invece dovesse ritornare in uso tra le proprietà dello Stato? Il suo futuro potrebbe essere, ad esempio, quello di un museo. O chissà che altro.

Carlo Martinelli

 

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share