Greenamity, la start up sardo-belga che fa piantare alberi in Madagascar

Annientare le emissioni di anidride carbonica è impossibile. Se non altro, però, si possono abbassare. Spostandosi in bici, per esempio, o dotando le proprie aziende di dispositivi anti inquinamento di ultima generazione – sempre molto costosi. Riduzione e azzeramento, tuttavia, non sono le uniche due strade percorribili da chi voglia dare il suo contributo alla salute del pianeta. La terza via è la neutralizzazione e include differenti strategie. Una l’ha elaborata una startup sardo-belga chiamata Greenamity. Consiste nel far piantare un numero di alberi sufficiente a produrre una quantità di ossigeno tale da pareggiare quella di C02 che sprigioniamo con le nostre attività quotidiane. L’intuizione è di Fabrizio Rossi, trentatreenne cagliaritano della “generazione back”, trasferitosi a Bruxelles nel 2008 dopo un passato da funzionario – esperto in politiche comunitarie – per varie pubbliche amministrazioni straniere. Il suo progetto prende forma nel 2013, di ritorno da una breve esperienza di vita in Madagascar, insieme alla compagna malgascia. “Mi sono confrontato, per la prima volta, con il problema della deforestazione. È stato impressionante vedere la foresta pluviale avvolta dal fumo”, spiega il creatore di Greenamity. “Il carbone vegetale è una delle risorse primarie del Madagascar e le multinazionali dell’energia stanno martoriando il suo ecosistema”.

Durante il suo soggiorno, Rossi coltiva l’idea di contribuire al rimboscamento del Madagascar e, allo stesso tempo, contrastare il fenomeno dell’inquinamento su scala globale. Inizia a prendere contatti sul territorio, viene ricevuto dal ministero dell’ambiente e instaura una rete di relazioni con partner locali – uno di questi è l’impresa sociale Alamanga – dediti alla piantumazione di alberi. Lo aiuta a sviluppare il progetto Gilbert West, programmatore scozzese – ex attivista di Greenpeace – conosciuto durante una competizione di startup. “Per quantificare quali sono le emissioni annue di C02 prodotte da un’azienda”, illustra Rossi, “ci avvaliamo della consulenza esterna di un ingegnere che, utilizzando un calcolatore universale – il Bilancarbone – valuta l’impatto ambientale di un’attività rilasciando un’annessa certificazione”. Tra i fattori contaminanti tenuti in considerazione, ci sono il consumo di energia elettrica, di gas e la flotta veicoli del personale.

Gli alberi piantati da Greenamity in Madagascar, inoltre, contribuiscono al sostentamento della regione e creano posti di lavoro. Frutti e foglie – come nel caso della Moringa, pianta ricca di proteine, vitamine e sali minerali – sono appannaggio esclusivo delle popolazioni locali che, oltre a venire impiegate per la piantumazione e il raccolto, possono usufruirne liberamente. “Greenamity è un’impresa sostenibile che mira a far convivere crescita economica e rispetto della natura”, dichiara Rossi. “Adottando gli alberi – il contratto, annuale, prevede siano almeno cento -, oltre a offrire un contribuito alla tutela del pianeta, le imprese hanno l’opportunità di comunicare la loro sensibilità ambientale”, prosegue. “Il marketing verde è in costante crescita, i clienti sono sempre più propensi a rivolgersi a realtà produttive ecosostenibili. Poi, grazie a un sistema di geolocalizzazione, i ‘genitori adottivi’ possono monitorare tutte le fasi di vita degli alberi”. Da Bruxelles sono arrivate già tante adesioni e, in questi giorni, la startup sta bussando alle porte degli esercenti cagliaritani. Hanno accolto la proposta i ristoratori Coccodi e Cucina.eat, lo studio legale Macciotta, Volponi Legnami e Cabua Idraulica. “Diecimila alberi sono già stati piantati”, sorride Rossi, “l’obiettivo di lungo termine è arrivare a centoventimila”.

Enrico Lixia

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