Graziano Mesina voleva sequestrare un imprenditore di Uri

Graziano Mesina voleva sequestrare un imprenditore di Sassari: così risulta da un’intercettazione del 12 aprile 2012. L’ex Primula Rossa – arrestato a giugno con l’accusa di essere a capo di una banda dedita al traffico di droga (in carcere sono finite in tutto 25 persone) – aveva anche già preparato le mappa per mettere a segno il piano. Le cartine sono state trovate nella sua casa di Orgosolo il giorno in cui i carabinieri gli strinsero le manette ai polsi. Di certo su quell’indagine gli inquirenti continuano a scavare.

Nel mirino di Mesina c’era Gavino Satta, 52 anni, imprenditore di Uri, consigliere di amministrazione della Coopservice, un’istituto di vigilanza da 17mila dipendenti: ha sede a Reggio Emilia e a Sassari ha inglobato il locale Istituto di Vigilanza Executive, scrive La Nuova Sardegna oggi in edicola. Grazianeddu voleva mettere a segno un sequestro a scopo di estorsione: l’obiettivo era prelevare Satta per portarlo nella sede della società in via Caniga a Sassari e quindi costringerlo ad aprire il caveau. Un po’ come è successo nei mesi scorsi alla Vigilanza Sardegna di Nuoro.

Mesina ha parlato del piano con Giovanni Filinedu, il suo autista: la microspia era infatti stata nascosta nella Porsche Cayenne dell’ex Primula Rossa e con la quale Grazianeddu si muoveva nell’Isola. L’imprenditore di Uru è proprietario dell’Atletico Uri, ma anche socio di minoranza della Torres.

Gli inquirenti hanno raccolto anche un’altro particolare: l’attenzione di Mesina si era spostata su Satta, dopo che si era rivelato più difficile del previsto sequestrare Luigi Russo, un imprenditore di Oristano, proprietari di svariati negozi di abbigliamento. Ma i carabinieri intercettarono anche quel piano e fecero scattare subito serrate misure di sorveglianza, di cui probabilmente gli stessi collaboratori di Grazianeddu notarono fino a rinunciare al sequestro.

Sorpreso di essere stato nel mirino dell’ex primula rossa del banditismo sardo l’imprenditore Gavino Satta: “Non me lo aspettavo assolutamente di essere un possibile bersaglio di un rapimento – dice ai microfoni di Videolina – Adottiamo tutte le misure necessarie per chi lavora in questo campo, ma mai si pensa che possiamo essere noi gli obiettivi”. “Mai e poi mai avrei pensato che questi personaggi arrivassero a questo – ha aggiunto – ora si va avanti come sempre. Il mio lavoro mi piace, opero in una grande azienda”. Satta avrebbe dovuto favorire l’apertura del caveau milionario della Coopservice e la banda si sarebbe poi coperta la fuga portandosi dietro l’ostaggio.

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