Tutti sulla stessa barca. Potrebbe essere uno slogan o una frase fatta ma è questa l’esperienza che hanno appena vissuto alcuni giovani disabili provenienti da ogni angolo della Sardegna a bordo di “Nave Italia”, un veliero dove si realizzano progetti di educazione, formazione e terapia. Cinque giorni di navigazione da Olbia fino a La Spezia per condividere la fatica del viaggio ma anche per fermarsi e fare un tuffo nelle acque del Mediterraneo. Cinque giorni, e cinque notti, in mare aperto per superare le paure, per fare squadra, per sentirsi, appunto, sulla stessa barca.
L’imbarco a Olbia
La nave ha lasciato lentamente il porto e si è diretta verso l’arcipelago della Maddalena per la prima tappa. Poi, nei giorni seguenti, ha toccato i mari dell’Isola d’Elba e infine i golfi e i panorami della bassa Liguria. Sveglia all’alba, poi colazione e pulizia della barca. Nel fitto programma non sono mancati laboratori, lezioni, incontri e tantissimi tuffi. Forse anche per questa intensità le giornate sono volate via come un sogno, fino ad arrivare a La Spezia, la destinazione finale del viaggio.
“All’inizio c’era un po’ di paura per la grande responsabilità affidata a noi educatori – racconta Caterina Pinna, 28 anni, della Comunità Papa Giovanni XXIII – ma poi grazie al mare si è creato un clima di collaborazione ed entusiasmo. Io ho avuto il compito di accompagnare un bambino sordocieco, e posso dire che insieme ci siamo divertiti tantissimo. C’è stato spazio anche per il lavoro. Abbiamo fatto pulizie a bordo della nave, abbiamo curato le vele e seguito lezioni e laboratori. Ora per esempio sappiamo distinguere tutti i nodi dei marinai. Ciò che mi porto a casa è soprattutto il clima di famiglia che si è creato a bordo”.
Il viaggio è stato reso possibile grazie alla “Fondazione tender to Nave Italia” e si è svolto in maniera impeccabile grazie alla professionalità degli uomini della Marina militare che si sono resi disponibili come equipaggio. Il gruppo sardo, il più numeroso tra quelli a bordo, era composto da membri della Comunità Papa Giovanni XXIII, alcuni adulti con disabilità ospitati nel Centro diurno di Sorso e diversi adolescenti delle case famiglie di Sennori e di Selargius. Presenti anche due bagnini che, come volontari, hanno scelto di dare il loro contributo a questa avventura di condivisione in mare aperto.
Michele Spanu
Twitter @MicheleSpanu84