Fondi gruppi, la Cassazione: “Da Adriano Salis soldi a Udeur e Idv”

I soldi pubblici destinati per legge al finanziamento del Gruppo consiliare ‘Insieme per la Sardegna’ e al Gruppo ‘Misto’, formazioni nelle quali era transitato, l’ex capogruppo dell’Idv nel consiglio regionale della Sardegna, Adriano Salis, li aveva utilizzati per finanziare illecitamente prima l’Udeur con 21.111 euro, e poi l’Italia dei valori, con 35.662 euro parte dei quali spesi “per attività, incontri e riunioni politiche prive in realtà di effettiva e provata documentazione”. Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni della sentenza – appena depositata – con la quale è stata confermata la condanna per peculato a un anno e sei mesi di reclusione nei confronti di Salis, udienza svoltasi lo scorso quattro luglio.

Per i supremi giudici, “dettagliatamente” e in maniera “del tutto congrua e scevra da qualsiasi traccia di genericità”, la Corte di Appello di Cagliari “ha accertato che parte delle somme erano state utilizzate, come del resto non contestato nemmeno” da Salis, “per forme improprie (e non consentite) di finanziamento ai partiti politici Udeur e Idv (e quindi per finalità certamente estranee a quelle per le quali la quota individuale era stata attribuita al Salis)”.

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Fondi gruppi? Una “paghetta aggiuntiva”. Ecco perché Salis è stato condannato

Inoltre le spese avevano “causali latamente indeterminate nella indicazione desumibile dalla documentazione offerta in giustificazione, da non consentire alcun effettivo accertamento della reale destinazione delle relative somme”, e a volte le causali erano addirittura “radicalmente inesistenti”. Poi, rileva il verdetto, bisogna aggiungere che “buona parte delle spese per il Gruppo di appartenenza effettivamente documentate risultavano pagate non con la quota individuale del Salis ma con quella attribuita al Gruppo stesso, così che anche per questa via le relative giustificazioni di spesa, quando c’erano, non erano comunque tali da dimostrare l’assenza di appropriazione delle relative somme”.

“Riassumendo per categorie generali – sintetizza la Cassazione – le appropriazioni addebitate al Salis a titolo di peculato sono costituite in parte da spese per finalità sicuramente non consentite, quali quelle per il finanziamento di partiti politici, in parte per finalità non sicuramente individuabili sulla base della scarna documentazione allegata dal Salis e in parte ancora per finalità del tutto non accertate in quanto prive di qualsiasi giustificazione documentale”.

Per la Suprema Corte, infine, Salis non può lamentarsi dell’entità della condanna dato che la Corte di Appello gli ha già riconosciuto, togliendo due mesi dalla pena originaria, “come spettanti e legittimamente effettuate alcune spese anche se di dubbia giustificazione, operando quindi con un criterio largamente prudenziale di favore per l’imputato” in tal modo escludendo dagli addebiti altri 5.788 euro quanto al Gruppo ‘Insieme per la Sardegna’, e altri 10.507 euro quanto al Gruppo ‘Misto‘. Dalle dichiarazioni di Salis, nel corso del processo di primo grado nato dalla prima inchiesta su 20 consiglieri del Gruppo misto della XIII legislatura, sono scaturite indagini che hanno coinvolto anche altri Gruppi consiliari per un totale di un’ottantina di indagati.

 

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