Nel processo per l’omicidio di Dina Dore, arriva la svolta genetista. E un profilo Dna del presunto assassino, lasciato come traccia sul corpo della donna uccisa a Gavoi e chiusa nel cofano della sua auto nel 2008. La notizia si legge nelle pagine de La Nuova Sardegna oggi in edicola.
La svolta è di parte. Ed è stata prodotta dai difensori del marito della vittima, Francesco Rocca (imputato come il presunto mandante. I due, Mario Lai e Angelo Manconi, hanno dato incarico a un professionista secondo cui l”ignoto” che, intorno alle 18.30 del 26 marzo 2008 aveva lasciato un frammento di pelo nello scotch che avvolgeva la mano sinistra di Dina Dore, è al 97 per cento un consanguineo di Antonio Lai, l’edicolante e padre del superteste Stefano Lai. Non è il figlio Stefano ma un altro consanguineo maschio. Esattamente il profilo appartiene a “due soggetti imparentati tra loro”.
E così arrivano nuove ombre sulle indagini a pochi giorni dalla ripresa in udienza del travagliato processo in corte d’assise, a Nuoro. Tra testimoni oculari e smentite in un clima di tensione e intimidazioni.